Cultura

Giovanni Ferrario è tornato con un bel disco

«Places Names Numbers» è l'album di Giovanni Ferrario Alliance in uscita oggi
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Otto anni di gestazione e una trentina di brani composti in momenti diversi, con contributi diversi, si asciugano in un disco con dieci pezzi dai sapori forti: «Places Names Numbers», in uscita oggi. 

Lo firma il poliedrico monteclarense Giovanni Ferrario, il quale, per l’occasione, associa al proprio nome il sostantivo Alliance, a ricomprendere in un’unica parola che «non è contro qualcuno o in difesa di qualcosa, ma esprime un sentimento condiviso - assicura -, una gamma ampia di apporti musicali e ulteriori energie spese per la realizzazione dell’album». 

Il primo estratto era già una dichiarazione di intenti: la bellissima cover di «Costa», di Robert Wyatt. Scritta con tocco leggero ed evocativo dal genio visionario di Bristol e da sua moglie Alfreda Benge, che Ferrario ha reso propria con tale passione da ricevere i complimenti degli autori, da sempre intransigenti e riottosi. 

Giovanni Ferrario Alliance - Costa

I brani rimanenti, in inglese, sono invece opera esclusiva del bresciano, che dosa con sapienza elementi che pure cozzano tra loro, miscelando distorsioni elettriche e melodie minimali, approcci dolci e crescendo rumoristici. Wyatt rimane un’ispirazione, perché Ferrario ha una visione della musica refrattaria all’ovvio, al banale, al troppo spiegato; proiettata piuttosto alla suggestione e alla sublimazione del non detto. 

«Places Names Numbers» è rock alternativo non omologato, dominato da una ritmica d’effetto, che alterna la leggerezza agrodolce di «Where To Go» con le distorsioni blues di «Oaxaca», la poesia malinconica di «Cecìna» alla lirica cavalcata psichedelica di «Soweija», e che forse raggiunge le sue vette con le coloriture immaginifiche di «Wish 33rd» e «Brush», nonché di «Bristol».

Ferrario sta presentando l’album in un tour italiano che il 14 ottobre toccherà il Lio Bar di Brescia. Sul palco sarà solo, avvolto dal suono di tre amplificatori, loop, strutture ritmiche e armoniche, chitarre acustiche e tastiere. La lunga carriera di Ferrario è iniziata nel 1984 con i Views, sua prima band. Poi l’esperienza dei Micevice. Il monteclarense ha messo mano alle produzioni di tantissimi artisti, italiani e stranieri tra cui Hugo Race, P.J. Harvey, Morgan, Rokia Traorè, Le Luci della Centrale Elettrica, Scisma. A novembre chiuderà l’album di Georgeanne Kalweit, ex voce dei Delta V, che a «Places Names Numbers» ha contribuito con uno speech in «Bristol».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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