Giorgia, una "disco-festa" con tratti soul
Cosa ci fai con una possente ritmica nera, tutta slap e rullate poderose? Puoi fare funk, r&b, o prendere a calci ballate e pezzi troppo teneri. Ma non è detto che le cose funzionino sempre bene. Giorgia, mercoledì sera in piazza Paolo VI, è sembrata la sorella «techno-house» della cantante romana, la quale - osannata da oltre duemila fan - ha vagato, in cerca di una meta musicale, tra il suo ultimo cd «Dietro le apparenze», omaggi ed hit di una carriera prossima ai vent'anni.
L'attacco, con una versione discotheque de «Il mio giorno migliore», fa subito capire che non sarà una serata alla «Come saprei» (che poi, puntuale, farà capolino nei bis). E la battistiana «Nessun dolore», sempre trattata da «dancefloor» chimico, lo conferma. Lei si concede qualche convenevole, ricordando ai fan che è la notte del Capodanno Maya. Ma il concerto è tutt'altro... che la fine del mondo. Non che a Giorgia difettino voce e capacità di ravvivare i brani rispetto ai dischi, ma la performance - tranne che sul finale non decolla. Che fine ha fatto il soul?
Il pubblico, incurante delle sollecitazioni da beatbox, canta, agita le mani, anche a quei passaggi che paiono usciti da un rave party coi Prodigy. Persino sulle amare progressioni di «Gocce di memoria» il basso non si trattiene dallo slappare. Intanto lo show arriva in territorio ballad e «Strano il mio destino» è perfetta per far cantare il pubblico, poi sculacciato con una «La Gatta» acidissima.
La platea è in estasi, e Giorgia regala lo zuccherino di «Per fare a meno di te», prima di una «Girasole» a due facce: per due terzi è fedele all'originale, poi subentra una «Sweet Dreams» che pare un frontale tra Eurythmics e Prince. Ma qui non c'è l'Ammiraglio (Rogers) Nelson, e l'effetto è di totale straniamento.
Si torna improvvisamente alle origini, con una «E poi» dall'intro jazz. Quindi Giorgia scompare dietro le quinte, lasciando alla band spazio per celebrare Stevie Wonder con «Superstition» e «Higher Ground». Lei approfitta del break per indossare un abito bianco alla Marylin che, sconvolto da un vento creato a bella posta, evoca «Quando la moglie è in vacanza». È il momento di «Dietro le apparenze», conclusa da un duello a chi è più distorto nel sound tra tastiera e chitarra. Ma Giorgia è lontana dal dire «arrivederci». «Di sole e d'azzurro» scatena la standing ovation, poi è tutta una citazione. «Spirito Libero» diventa «Born this way» di Lady Gaga e l'omaggio a Whitney Houston («I Wanna Dance with Somebody») fa scattare il pubblico sotto il palco.
Nei bis trovano posto l'ultimo singolo, «Tu mi porti su», la già citata «Come saprei» ed una ulteriore cover, stavolta dei Black Eyed Peace, «I gotta feeling». Il ciao è affidato a «Resta la musica», ma rimane semmai l'immagine di un concerto spiazzante. E di una voce soul che ha scelto di ballare.
Rosario Rampulla
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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