Cultura

Giorgia Soleri: «Scrivo di amore e temi difficili come la dipendenza affettiva»

Nelle pagine di «La signorina Nessuno» presentato a Librixia si parla di vissuti, battaglie e malattie senza voce
  • Giorgia Soleri presenta a Librixia «La signorina Nessuno»
    Giorgia Soleri presenta a Librixia «La signorina Nessuno»
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Avvisa, nelle prime pagine, che nel libro «saranno trattati anche temi difficili, come la dipendenza affettiva». Pur se i lettori troveranno anche «amore e amicizia». Giorgia Soleri, fotografa, attivista e modella, promotrice dei diritti delle donne, fidanzata del frontman dei Måneskin, Damiano David, scrive versi da sempre.

È una donna che si espone per le sue battaglie. Soffre di endometriosi e vulvodinia, malattie «ancora senza voce» delle quali ha parlato anche sui social e sulle quali sensibilizza l’opinione pubblica. «La signorina Nessuno», presentato ieri a Librixia, è il suo primo libro, una raccolta poetica alla riscoperta di sé e dei legami tra esseri umani. «È la poesia che ha scelto me. Ho iniziato a scrivere versi a dieci anni. Era un’urgenza comunicativa. Poi sono diventata anche una lettrice di poesia», ha svelato Soleri.

La difficoltà di amare in silenzio, l’arte di saper aspettare, di desiderare a distanza. Ma anche la fatica di vivere entro i confini del proprio corpo, le battaglie di tutti i giorni, la perdita e il dolore sono i temi che la Soleri esplora, tra poesia, prosa e illustrazioni. Intrecciando nei suoi versi i fiori con le spine, l’ardore con la disperazione, il desiderio con la quotidiana sconfitta, l’autrice riesce a creare scorci di insperata luminosità. Tra le poetesse che l’hanno ispirata ci sono Patrizia Cavalli, Fernanda Romagnoli, Antonia Pozzi, Mariangela Gualtieri. «Trovo che il panorama italiano offra poetesse, anzi poete, di grande talento». Tuttavia «esiste ancora una grande differenza tra uomini e donne. Nelle donne l’immagine resta preponderante. E l’ho vissuto sulla mia pelle. Dato che avevo fatto la modella pareva che il mio manoscritto, all’inizio, non fosse degno di attenzione».

Soleri si muove con consapevolezza tra media diversi, social compresi. «Io ho sempre avuto questa necessità di buttare fuori. E anche sui social è emerso». Attraverso la rete la Soleri ha scoperto la potenza «di condividere la propria esperienza» anche quando si è trovata a parlare pubblicamente della propria malattia. «Un giorno mi sono riconosciuta nei sintomi raccontati da una ragazza e questo mi ha indirizzato sulla strada giusta per arrivare finalmente, dopo lunghi anni, alla mia prima diagnosi di vulvodinia».

La battaglia politica per la sensibilizzazione e il riconoscimento di patologie come endometriosi e vulvodinia l’ha portata a presentare nella sala stampa della Camera la relativa proposta di legge. «Quando ho iniziato a fare attivismo l’ho fatto pensando: "Se il mio dolore può aiutare anche solo un’altra persona ha senso rinunciare alla mia privacy"». Perché «mettere la propria esperienza al servizio degli altri ti rende più forte, non più debole».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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