Giagnoni: «Io, la musica e le ultime parole di Gesù»
«Sento continuamente intorno una pulsione di morte e dentro di me il bisogno di dare potere alle forze propulsive di vita»: nasce con queste premesse la meditazione su «Le sette ultime parole di Cristo sotto la croce», che l’attrice e drammaturga Lucilla Giagnoni ha ideato nella forma del concerto-liturgia per il Teatro delle Ali di Breno, in dialogo con la musica di Joseph Haydn interpretata dal quartetto d’archi Dàidalos e con la direzione tecnica di Paolo Pizzimenti.
La serata di questo mercoledì 28 marzo alle 20.45 nella chiesa parrocchiale San Salvatore di Breno viene proposta ad ingresso libero (informazioni: www.teatrodelleali.com). Una sola replica è prevista per il Venerdì Santo nel seminario della Diocesi milanese, a Venegono.
«Da anni - spiega l’attrice - mi proponevano di dedicarmi a questo concerto bellissimo, scritto per orchestra e poi adattato al quartetto d’archi. Avendo avuto il piacere di mettere insieme per il teatro quattro musicisti molto giovani ma già vincitori di numerosi premi, ho pensato di avviare con loro un percorso di ricerca. Non essendo una teologa avevo davanti due strade: limitarmi a un atto poetico puro e semplice, oppure entrar dentro quelle parole, con un linguaggio che consentisse di appropriarsene in maniera laica. Sono parole difficilissime da affrontare: parole di un morente, nella prospettiva scandalosa di un Dio che muore. Da donna e da attrice, ho cercato di cogliere quel che mi appartiene». Il concerto prevede sette adagi accompagnati da altrettante meditazioni sulle parole riferite dal Vangelo.
«Nella Passione - osserva Giagnoni - trovo il riemergere di uno sguardo femminile dentro un universo prioritariamente maschile. La misericordia è il primo degli attributi di Dio nella Bibbia e il perdono, che è il primo dei volti della misericordia, nell’ebraico rimanda a una dimensione uterina: a un farsi vuoto, per raccogliere dentro di sé la misericordia di Dio e restituire una nuova possibilità di vita».
Temi. Le categorie della vulnerabilità, dell’essere continuamente in relazione con gli altri, della nascita dolorosa sono ugualmente presenti nel Vangelo. «Da artista - spiega l’attrice - non sono vincolata a compiere un’esegesi completa e con 50 minuti ho un tempo breve a disposizione. Mi piace l’idea di dar vigore a un aspetto così soffocato, nel prevalere della forza del denaro, della tecnologia, del potere distruttivo di aria, acqua e humus. Sento che dobbiamo trovare un nuovo modo di agire, che sia liberante. Vedo tanto volontariato, tante scintille più alte di quel che ci viene narrato: va detta una lode».
Con il canto di lode di San Francesco si chiudeva «Furiosa Mente» e, a conclusione della «Trilogia dell’umanità», ripartirà dagli stessi concetti lo spettacolo «Magnificat» che l’ideatrice dedicherà il prossimo anno «al femminile addormentato».
Novità. In arrivo la messa in scena di una nuova produzione del Ctb. «Marilyn», al debutto bresciano il 26 aprile: si annuncia come «qualcosa di più leggero, ma in questa figura che per me artista è sempre stata un mito vedo un bell’agnello sacrificale, macellato da un sistema».
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