George Li, al Grande il pianista-fenomeno che suonò per Obama
Debutto al Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo per il ventitreenne George Li, atteso stasera nella nostra città, al Teatro Grande, con inizio alle 21. Il giovane pianista di Boston, secondo premio al Concorso Ciajkovskij di Mosca nel 2015, si cimenterà, fra l’altro, con celebri musiche di Beethoven (Sonata «Waldstein») e di Schumann («Carnaval»). I biglietti ancora disponibili, acquistabili anche prima del concerto, sono in vendita a un prezzo compreso tra 8 e 20 euro.
«Suono la "Waldstein" - racconta George Li - da quando avevo sedici anni. In tutto questo tempo è avvenuta una profonda maturazione: ora concepisco questa Sonata come un pezzo orchestrale e faccio del mio meglio per evocare i vari strumenti che sento nella musica. Al contrario, il "Carnaval" di Schumann è un pezzo nuovo del mio repertorio: l’ho studiato l’inverno scorso. In questo caso c’è il vantaggio di un approccio fresco e senza preconcetti».
Perché ha scelto di dedicare la sua vita al pianoforte?
Sono cresciuto in un ambiente musicale. Anche se i miei genitori non sono musicisti di professione, mia sorella maggiore suonava il pianoforte e notavo i suoi progressi. Mia mamma ci accompagnava sempre ai concerti a Boston per ascoltare sia la Boston Symphony sia recital pianistici. Così il mio interesse per la musica e per il pianoforte si è sviluppato con naturalezza e un giorno, all’età di quattro anni, ho deciso di iniziare a prendere lezioni.
Da ragazzo, a dieci anni, ha avuto l’onore di suonare davanti a statisti quali Barack Obama e Angela Merkel: che ricordi ha? È stato davvero incredibile e indimenticabile! Ma ciò che più mi ha impressionato è l’umiltà, l’umanità che il presidente Obama e la cancelliera Merkel hanno dimostrato nei confronti di tutti. Sono stati così gentili e rispettosi: per me è stata un’esperienza di vita illuminante.
Avendo vinto la medaglia d’argento al Concorso Ciajkovskij si sente in sintonia con l’anima russa?
Tra i momenti più alti della mia attività musicale annovero i concerti tenuti con direttori quali Pletnev e Gergiev: sono musicisti incredibili e naturalmente hanno una profonda conoscenza della musica russa. Penso che sia una musica molto malinconica e carica di nostalgia: pertanto è fondamentale avere in mente queste emozioni quando si suonano pezzi di Rachmaninov o di Ciajkovskij.
Nelle Sue tournée intercontinentali che differenze nota fra il pubblico del nostro tempo?
Penso che ogni Paese abbia una cultura molto diversa e, di conseguenza, un diverso tipo di pubblico. In America gli ascoltatori tendono ad essere anziani ma mantengono un forte entusiasmo. In Asia vediamo soprattutto studenti. In Europa ci sono grandi intenditori, dunque suonare per loro è per me qualcosa di speciale. Le capita mai di ascoltare musica non classica? Qualche volta. Ho appena visto il film «Bohemian Rhapsody» e così in questi giorni, nel tempo libero, ho ascoltato parecchio i Queen.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato