Gemitaiz: «Bello che i ragazzi vogliano fare i cantanti più che i calciatori»
Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, a deciderlo siamo noi. Così come un’eclissi può riempire gli occhi di stupore o di tristezza: dipende dall’umore che abbiamo nel momento in cui ne siamo spettatori.
Stesso discorso vale per la solitudine. Almeno, così è per Gemitaiz, all’anagrafe Davide De Luca, il rapper romano che dopodomani, sabato, alle 21.30 farà tappa al Brescia Summer Music organizzato dal Cipiesse con il suo «Summer Tour 2022» (parterre in piedi 35 euro, tribuna numerata 45; prevendite online su TicketOne e Vivaticket, ticket point da Tarantola 1899 in via Porcellaga 4 a Brescia e da Pierre 2000 in via Da Vinci 20 a Rezzato).
All’Arena Campo Marte di via Foscolo, il cantautore consumerà l’ottava tappa: «Il tour sta andando molto bene – ci dice Gemitaiz -, abbiamo già fatto sette date, tutte belle, non ce n’è una che mi sia piaciuta più di altre. Dopo tutto questo tempo fermi, è davvero bello trovarsi con un po’ di gente a cantare al concerto. Il pubblico di Brescia? Al Nord sono sempre belli infuocati, non mi faccio paranoie al riguardo, sarà sicuramente una bella serata».
E l’entusiasmo sarà davvero alle stelle, visto che il romano porterà sul palco, accompagnato dall’ormai storico amico e producer Mixer T, i brani del nuovo album «Eclissi» e del mixtape «Qvc – Quello che vi consiglio vol. 9», oltre ai suoi grandi successi. «Sul nuovo disco avevo dei dubbi e delle paranoie legittime» continua Gemitaiz: «Credo sia normale, perché hai paura che possa non essere interpretato nel modo giusto o perché magari non è il momento ideale per il sound che proponi. Ma invece è andato tutto come speravamo, non mi aspettavo di più di quello che è successo: è stata una bella conferma».
Conferma data dal gradimento del suo pubblico che, come ogni volta, ha sposato testi, musica e anche i featuring: «Non so mai che feat ci saranno nel disco – dice il romano - , lo decido nel momento in cui ho il brano finito. Faccio la canzone e penso: su questa ci starebbe bene lui o lei e poi mando la richiesta»
Accompagnato, dunque, ma anche in autonomia. Significa che la solitudine non sempre è un male?
Trovo sia importante nella vita sapere di poter stare bene anche da soli. La pandemia ci ha regalato solitudine forzata, quindi non sempre è stato bello. Ci sono stati momenti in cui mi sentivo a mio agio, stavo a casa a suonare e scrivere. Poi tanti aspetti influiscono, non ti aspetti possa durare così tanto e dopo due anni la situazione diventa pesante.
Quest’anno molte delle proposte offerte a Campo Marte vedono sul palco rapper...
Sono contento che la scena musicale rap in Italia si sia sviluppata. Quando avevo 13 anni, in America se non ti volevi sentire il rap underground ascoltavi 50 Cent, che era più commerciale ma comunque di un livello altissimo; se non ti piaceva quello, potevi buttarti sul sound del sud dei rapper di Atlanta. Sicuramente anche lì ci sarà stata tanta gente che avrà detto «quella roba non la ascolto». È bello avere un’offerta ampia. È un bene che i ragazzi vogliano fare i cantanti piuttosto che i calciatori.
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