Cultura

Fra mostri e muse, al Mo.Ca le opere di Alfi e Mitsuyasu

Questo venerdì pomeriggio alle 17 l'inaugurazione della bipersonale «MAb»: un gioco di contrasti e inattese sinergie
  • La Mo.Ca la bipersonale di Alfi e Mitsuyasu
    La Mo.Ca la bipersonale di Alfi e Mitsuyasu
  • La Mo.Ca la bipersonale di Alfi e Mitsuyasu
    La Mo.Ca la bipersonale di Alfi e Mitsuyasu
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    La Mo.Ca la bipersonale di Alfi e Mitsuyasu
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Mostri e muse. Pieni e vuoti. Fil di ferro e tele. È un gioco di sinergie e contrasti, lungo una rotta che connette Brescia al Giappone, a dare sostanza a «MAb», la bipersonale Alfi + Mitsuyasu che inaugura questo venerdì pomeriggio al Mo.Ca, nell’ambito degli eventi di Bergamo Brescia Capitale della Cultura.

L’appuntamento nelle sale neoclassiche del palazzo di via Moretto 78 è in programma alle 17. In occasione del vernissage saranno presenti i due protagonisti, Alessandro Alfi Fusari e Mitsuyasu Hatakeda, mentre al critico Damiano Perini è affidato il compito di tradurre ai presenti il messaggio veicolato dalle opere e il senso di una mostra che, in origine, era stata battezzata «Contrasti». Diversi nello stile, nell’utilizzo dei materiali e dei colori, così come nella concezione dei pieni e dei vuoti, Alfi e Mitsuyasu riescono nell’impresa di costruire un percorso sensoriale complementare.

Ad «infestare» le pareti del Mo.Ca saranno i coloratissimi incubi di Alfi, l’artista della balena, arcinoto a Brescia, che ha spesso affidato le sue creature ossimoriche ai muri cittadini, attraverso affissioni d’artista divenute in qualche caso oggetto di desiderio e rapina. Al centro delle sale, agganciate a strutture aeree ancorate ai soffitti, ruoteranno le sculture eteree di Mitsuyasu Hatakeda, giapponese di Osaka ormai di casa in Franciacorta.

Materia d’elezione di Mitsu, per questa bipersonale, rotoli di fil di ferro recuperati nelle campagne bresciane e in particolar modo nei vigneti. In ossequio ad un concetto squisitamente giapponese, Mitsuyasu rende omaggio all’anima dell’oggetto che, dopo un’esistenza al servizio del labor, non merita di essere scartato e accantonato. Così le bobine recuperate si trasformano e divengono ritratti tridimensionali di figure storiche, che omaggiano il passato di Brescia, la sua cultura e pezzi iconici, come le riproduzione di opere conservate nel Museo di Santa Giulia.

Un tema specifico «MAb» non ce l’ha. Ma è proprio l’incontro fra due anime artistiche affini e amiche, complementari e diverse, a regalare un percorso pluridimensionale, in cui gli scheletri eterei di Mitsu diventano il filtro che, come un caleidoscopio, riverbera le figure pop di Alfi, dando vita a una nuova - fantastica - visione. «MAb» sarà aperta fino al prossimo 21 aprile, dal martedì alla domenica, dalle 15 alle 19.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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