Cultura

Footballization: il campo profughi raccontato con il calcio

Stefano Fogliata è la voce narrante del docufilm girato in un campo profughi in Libano
Stefano Fogliata con i ragazzini del campo profughi Bourj El-Barajneh
Stefano Fogliata con i ragazzini del campo profughi Bourj El-Barajneh
AA

Il calcio come strumento di integrazione, di riscatto, di voglia di vivere. Raccontato in un documentario, «Footballization», che arriverà in Italia alla fine dell’estate. Voce narrante è il rovatese Stefano Fogliata, 28 anni. Da quattro anni Stefano fa la spola tra Lodetto di Rovato, la frazione in cui è nato, e i campi profughi palestinesi e siriani che si trovano nel Paese dei cedri. Inizialmente come operatore umanitario della Caritas ambrosiana e poi come ricercatore in studi umanistici e interculturali con l’Università di Bergamo. 

Tifoso del Brescia e «baggista» sfegatato, Stefano ha portato la sua passione anche in Libano, scoprendo una vera e propria calciofilia in chi è stato costretto a lasciare la propria casa e il proprio paese, Palestina o Siria che fosse, da togliere il fiato. Dall’incontro con le associazioni «Tr3sessanta» e «Apri gli occhi senza freni» (sulla cui pagina Facebook si trova già il trailer) è nata l’idea di «Footballization», lungometraggio dedicato alla vita quotidiana nel campo profughi di Bourj El-Barajneh, un chilometro quadrato in cui oggi vivono 45mila persone, la metà dei quali profughi palestinesi «storici» e l’altra metà, invece, arrivati dalla Siria negli ultimi sei anni. ...e da campionato.

Filo conduttore è il calcio, con due campionati: «quello libanese ufficiale - dice Stefano - e quello invece dei rifugiati, in cui giocano le squadre che non possono partecipare alla competizione ufficiale. Il documentario racconta la storia di diversi calciatori: da un professionista in Siria che ora è costretto a usare documenti falsi a una leggenda del calcio libanese degli anni Settanta che ha giocato in tre diverse nazionali. Non manca, però, la drammaticità del quotidiano, come quella vissuta da un calciatore 27enne che sognava i campionati europei. Arrestato durante il viaggio in Turchia, è stato deportato prima in Siria, per poi riuscire fortunosamente a tornare in Libano».

Il documentario inizia nel novembre 2017, con il tifo scatenato dei ragazzi di Bourj El-Barajneh per l’Italia durante lo (sfortunato) play off mondiale contro la Svezia. «I quartieri del campo sono divisi a seconda della nazione più tifata, dall’Italia alla Germania, dal Brasile all’Argentina. Il calcio è la passione e il sogno, assieme, di una vita diversa. Il mio, di sogno, è quello di portare la squadra libanese con cui ho giocato in Italia per un torneo di calcio e poi di fare lo stesso nell’altro senso».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato