Festival Duende, l'intensa performance di Stefania Tansini nelle vesti di Cassandra
L’usignolo del titolo, «Of the nightingale I envy the fate», è Stefania Tansini. Addome, carne e vertebre esposti, è tornata a Brescia in veste di uccello glamour, tragico e profetico. In veste di Cassandra, una Cassandra dalle ciglia fucsia e lunghissime, dalle gambe nude e dalle movenze liberatorie. La compagnia Motus - formata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò - l’ha scelta proprio per le sue movenze, selvaggiamente impertinenti e a tratti primitive, ideali per l’interpretazione di una profetessa inascoltata e consapevole del proprio fato.
Il pubblico della città ha potuto assistere alla sua performance ieri sera, in occasione del penultimo spettacolo di prosa del cartellone del festival Duende promosso dal Centro Teatrale Bresciano. Anche se dire «prosa» è forse fuorviante, come si intuisce dalla messa in scena. Che è sul palco, certo, ma che invita anche il pubblico ad abitarlo, mettendosi ai lati dell’azione e rendendosi così scenografia umana.
Le persone che hanno osservato la Cassandra di Tansini erano vicinissime: la passerella centrale, minimale ma provvista di elementi scenici calcolati a puntino, è una trovata decisamente interessante, che permette di addentrarsi ancora più intimamente nelle vicende della profetessa troiana di fronte ad Agamennone e Clitemnestra. Chi già conosce la performer avrà notato i passi sincopati e i vocalizzi che sono ormai la sua firma; ma in generale la performance è una prova di forza che va oltre e che alla fine lascia tanti interrogativi. Non è semplice da digerire, perché gli stessi movimenti, gli stessi gorgheggi e la stessa danza dell’attrice non sono facili, come non facile era l’irragionevolezza invocata da Cassandra, con il suo diritto a dire «no», che scrive addirittura a terra con il sangue.
I quarantacinque minuti di performance sono intensi, non lasciano respiro. Ma alla fine la rinascita a cui si assiste - il cambio di pelle animalesco - parla di speranza e crescita, nonostante morte e sconfitta. Il pubblico l’ha percepito: da qui i lunghi applausi.
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