Fés-tival: pensieri in libertà di un mompianese a Sanremo
Qual è la cosa più bella di Sanremo? Probabilmente proprio Sanremo. Immaginatevi se il Festival della Canzone Italiana fosse organizzato a Milano o a Bologna. Dovresti prendere metropolitane, autobus o tram per raggiungere i protagonisti ed intervistarli. Alberghi, zone nevralgiche, punti di ritrovo, qui, sono tutti in un fazzoletto.
Sanremo è bella, ma Sanremo è anche piccola. Così ti capita di entrare in un ristorante (il pass Rai ti eleva ad entità semi-divina e ti fa attraversare indenne quasi tutti i capannelli di Polizia, numerosi manco fossimo in una città occupata) per intervistare gli Zen Circus, alzi la testa e c'è Cristicchi che addenta una focaccia. All'altro tavolo, la nuvola di riccioli di Francesco Renga. Esci, fai quattro passi, arrivi in piazza Colombo e ti imbatti in un discografico Warner. Attraversi la strada ed Irama transita in un furgone con i vetri oscurati, seguito da uno sciame di fan.
La cosa bella, ed a mio avviso unica, è l'osmosi tra gente comune e star. Ci sono barriere, ma vengono superate molto facilmente. Per me la magia è questa. Più che un Festival, è una gigantesca fiera della musica a cielo aperto.
E poi c'è Sanremo-Sanremo. La cittadina. Che ti regala scorci e tramonti come quello che ripropongo nella foto di questo contenuto.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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