Cultura

Ferlinghetti: nelle carte le radici tra Valle e città

Documenti, da studiare, ritrovati in una valigia dall’artista Arici: parlano di una famiglia ramificata
Lawrence Ferlinghetti - © www.giornaledibrescia.it
Lawrence Ferlinghetti - © www.giornaledibrescia.it
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Commendatori-mediatori, malghesi, uomini d’affari che compravano e vendevano fieno - tra Bovegno, Gussago e la Bassa -, che provvedevano al legname che alimentava il forno fusorio di Tavernole e che aprivano botteghe di formaggio e salumi in città. Rapidi, come capi di uno stuolo di cow-boy che gestivano per loro le stalle.

In viaggio lungo il Mella. L’immagine emerge da un fondo di documenti non ancora studiati, che si riferiscono a una famiglia Ferlinghetti di Bovegno e Gussago; stesso cognome e stessi luoghi dai quali provengono gli antenati di Lawrence Ferlinghetti. Poeta, artista e gallerista della Beat generation, l’intellettuale newyorkese compirà cent’anni il prossimo marzo e, com’è noto, era figlio di un bresciano. Papà Carlo morì prima della nascita di Lawrence; la mamma del futuro poeta finì in manicomio e il bambino fu allevato da una zia a Strasburgo, prima di tornare in America e di cercare in modo ossessivo le proprie radici.

Geneaologia. Recenti studi, condotti da Francesco Zeziola, hanno consentito di stabilire che la linea del padre di Ferlinghetti era originaria di Bovegno e si era trasferita a Gussago. Ma ora un sorprendente ritratto di famiglia estesa emergerebbe dall’osservazione del vasto materiale burocratico e commerciale, relativo ai Ferlinghetti di Bovegno e Gussago, contenuto in’ampia valigia che fu acquistata a un mercatino da un artista e collezionista bresciano, Renato Arici, classe 1937. Il fondo riappare oggi poiché è stato possibile collegare territorialmente il materiale alla zona d’origine del poeta. Le carte - più di mille fogli che devono essere accuratamente analizzati, ma tutti riferiti ai Ferlinghetti di Bovegno a partire dal Settecento - consentono comunque di ricostruire - tra contratti, acquisti, vendite di burro, appalti, acquisizioni di case, doti, ristrutturazioni di negozi - la vitalità economica di un gruppo familiare che risiedeva in Valtrompia, ma che stagionalmente si spostava a Gussago, a Brescia, fino a giungere a Calvisano. Il ruolo e il potere della famiglia estesa è comprensibile da un’annotazione - contenuta nella valigia - relativa alla morte di Giovanni Ferlinghetti «che ha lasciato la moglie, ed era a fare commendatore con malghesi che facevano transumanza a Gambara, morto lì di colera» (1865).

Quindi i Ferlinghetti di Bovegno gestivano anche per conto terzi i movimenti di transumanza. Tra le carte contenute nella valigia figurano pure contratti stipulati a Gussago per l’acquisto di erba da proprietari terrieri. Probabilmente è lungo questi spostamenti stagionali che il luogo di residenza mutava. Ed è per questo che la famiglia si ramificò.

Poteva contare su una rete parentale mantenuta attiva, nei decenni, lungo la linea del Mella.

Le nuove carte attesterebbero che i Ferlinghetti, pur mantenendo il proprio centro operativo tra Bovegno e Pezzaze, a Brescia avessero aperto un negozio nella quadra di Sant’Alessandro. Questi spostamenti spiegherebbero anche il motivo per il quale, in un primo momento, si fosse ritenuto Lawrence clarense, poi bresciano di città, poi gussaghese. Evidentemente i bambini nascevano nei luoghi in cui il gruppo stabiliva il proprio quartier generale stagionale. Con il passare del tempo i nuclei si assestarono nei vari paesi o a Brescia mentre qualche giovane, intraprendente e istruito sui «modi di far affari» tentò il colpo grosso con il trasferimento in America.

Nelle carte del fondo anche il suggestivo rendiconto di uno zio, tutore ad uno stuolo di piccoli Ferlinghetti orfani. Il documento contabile del tutore risale al 1875-1876, 3-4 anni dopo la nascita di Carlo, il papà del poeta.

Intrighi familiari? Siamo già nel romanzo. O in una novella che potrebbe essere dettata dallo stesso Lawrence. Restano queste carte, tante carte, tutte da studiare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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