«Felice Tagliaferri. Sculture»: al museo Diocesano una mostra da «toccare con mano»
Non c’è solo la vista per apprezzare la bellezza delle opere d’arte. «Toccare con mano», e non è in questo caso solo un modo di dire, può permettere di attivare un’esperienza unica, che coinvolge tutti i sensi ed è in grado di ampliare la percezione di non vedenti e vedenti insieme. Un presupposto imprescindibile per comprendere appieno la mostra «Felice Tagliaferri. Sculture», che rappresenta uno straordinario esempio di «arte tattile», inaugurata al Museo Diocesano di Brescia alla presenza del celebre artista cesenate, cieco, che dalla fine degli anni ’90 ha intrapreso un percorso molto personale da egli stesso riassunto nello slogan «Dare forma ai sogni».
Le opere in mostra
Nella cornice del Diocesano, Tagliaferri propone tre grandi sculture in marmo, a cominciare dal «Cristo riVelato» (2010), realizzato su modello del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, conservato nella cappella Sansevero di Napoli, uno dei capolavori scultorei settecenteschi italiani. «Nasce - ha spiegato Tagliaferri - da una mia denuncia in quanto non mi è stato permesso di toccare l’opera custodita nel museo napoletano. Dopodiché ho realizzato una mia versione, non una copia certo, che dia la possibilità di toccarla a chi non vede e, cosa ancor più importante, anche a chi vede».
La «Pietà ribaltata» (2020) è ispirata alla Pietà di Michelangelo nella basilica di San Pietro nella Città del Vaticano: «L’idea è nata quando lavoravo al Museo Vaticano, invertendo le due figure. Qui è il Gesù che tiene tra le braccia la Madonna, a suggerire la cura del figlio verso la madre che ha volto da ragazzina, corpo da donna e gambe da anziana; le tre età della vita».
Infine, la «Sacra Famiglia con bambino fragile» (2021), che vede la rivisitazione del classico soggetto in una versione "fragile" con la presenza di un bimbo di circa sette anni, con la sindrome di Down.
L’artista
Tagliaferri si distingue da tempo nel panorama contemporaneo italiano e internazionale per la potenza espressiva delle sue opere figurative, generalmente a grandezza naturale o di dimensioni poco più ridotte, che traducono nel marmo ciò che gli occhi non vedono e sanno restituire attraverso la sapiente manipolazione tattile del materiale un dato reale di precisione assoluta.
La Personale di Tagliaferri, realizzata con l’Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) di Brescia, per la quale è intervenuta la responsabile Turismo accessibile e Fruizione beni culturali Piera Loda, rientra - hanno spiegato la presidente del Museo, Nicoletta Bontempi, e il direttore Mauro Salvatore - nel più ampio «Focus inclusività», un progetto di forte impatto sociale, che intende rendere il contesto museale un nuovo spazio dedicato all’accoglienza. E che risponde, è stato sottolineato, «alle esigenze di una grande Capitale della cultura, che vuole raccontare l’arte anche a coloro che non hanno l’opportunità di vederla con lo sguardo».
Di fatto il percorso è stato inaugurato proprio ieri ed anticipa altre iniziative, pure in sinergia con l’Uici, come il «Percorso al buio», che dai primi di febbraio sarà allestito in permanenza con la collaborazione dell’arch. Roberto Bertoli ed approfondendo il concept di Alessandro Boccingher, insieme ad ArteconNoi, con installazioni dedicate alle persone non vedenti e l’allestimento di una sala immersiva al buio, per un’esperienza sensoriale amplificata e totalizzante per ogni visitatore.
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