Cultura

Federica: «Dopo MasterChef porto il pirlo in Cina»

Intervista alla bresciana che ha partecipato alla quarta edizione del talent culinario di SkyUno
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C’è una vita bella e piena di possibilità dopo «MasterChef», il talent culinario a cui Federica Fiocchetti ha partecipato, inizialmente «di nascosto dai genitori», e che oggi la rende una persona nota e riconosciuta, «anche quando faccio la spesa al supermercato di Padenghe». Federica, 32enne veneta, ma di casa sul Garda, è passata negli studi di Teletutto questo martedì, a due giorni dalla puntata finale (ha vinto Stefano Callegaro tra le polemiche, con un servizio di Striscia che ha anticipato il risultato).
 
Parli con Federica e la scopri molto più «donna-squadra» di quanto le telecamere non abbiano fatto vedere nel corso del suo cammino a MasterChef, interrottosi nelle puntate finali. «Ho ricevuto i complimenti di Iginio Massari per la mia torta nuziale in una prova vinta brillantemente - racconta -, ma la soddisfazione più grande è arrivata dal successo di squadra nella prima esterna. Nel corso delle registrazioni ho stretto legami forti con Maria Acquaroli e con Nicolò Prati. Con lui ho cominciato a collaborare: adesso cuciniamo insieme in vari ristoranti del Nord».
 
Ma in pentola bollono parecchie cose, tra la collaborazione con la Food Genius Academy e gli impegni al Fuori Expo milanese. Il piatto forte, però, sarà cucinato in settembre. «Mio marito fa il pilota di aerei e ci trasferiremo in Cina - racconta Federica -. Con i miei bimbi Sofia e Andrea staremo a Sanya. È una località turistica. Il progetto è quello di aprire un taste-food. Ossia un fast-food con prodotti di grande qualità. Cercherò di esportare il concetto di aperitivo, di cui noi bresciani siamo cultori. Un buon pirlo abbinato a prelibatezze...».
 
In Cina Federica porterà «la carica umana di Cracco e i consigli imprenditoriali di Bastianich». E Barbieri? «Un grande, che ogni giorno risultava difficilissimo da conquistare».
 
Ma anche i ricordi dolci di... dure settimane da talent, quando si lavorava «dalle 7 a mezzanotte». E la memoria di quell’esterna a Mazara del Vallo, «quando alcuni di noi erano svenuti per il caldo». Cose che le telecamere non raccontano...
 
 
Daniele Ardenghi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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