Cultura

Fabio Bix: «Da New York a Roma con le mie sculture di fazzoletti»

Opere effimere realizzate e fotografate in luoghi celebri. «Ogni cosa è qualcos’altro»
«OAS Roma #01 Color». Con questa fotografia Fabio Bix è finalista al Premio Rospigliosi, nel Lazio
«OAS Roma #01 Color». Con questa fotografia Fabio Bix è finalista al Premio Rospigliosi, nel Lazio
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Fabio Bix da Brescia a Roma, con tappe anche a New York, Parigi e Venezia. E proprio nella Capitale verrà presentato, in anteprima nazionale, il suo progetto - fotografico e non solo - «Omnia Alia Sunt». Mercoledì 8 maggio l’artista bresciano sarà ospite al Macro, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma, per illustrare il suo ultimo lavoro. Gli abbiamo chiesto di anticiparcene i contenuti.

Bix: in cosa consiste il progetto e cosa presenterà a Roma?
Il lavoro finale si compone di una serie fotografica in cui appaiono ritratte alcune statue classicheggianti inserite all’interno di contesti architettonici celeberrimi, riconoscibili in tutto il mondo. In realtà si tratta di sculture fittizie, che ho realizzato in pochissimi secondi modellando fazzoletti di carta e posizionandole su un basamento di legno dipinto con venature che simulano il marmo. Sculture effimere, fragili e di piccole dimensioni, dunque, la cui vita dura giusto il tempo di uno scatto fotografico; ma, immortalandole da una prospettiva ravvicinata, si ha l’impressione di osservare veri e propri monumenti... Ciò che mostrerò a Roma, quindi, è la sintesi fotografica di tutto il percorso.

Dove sono stati realizzati gli scatti?
Ad ottobre ho effettuato quelli a New York, lo scorso gennaio sono stato a Roma, poi sono seguite le sessioni a Parigi e Venezia. Tutte le fotografie sono state fatte con il mio smartphone: un mezzo forse meno professionale, rispetto alla macchina fotografica, ma che trovavo perfettamente in linea con lo status «precario» delle sculture immortalate e col senso del lavoro, che parla, anche, di finzione.

A proposito di senso: da dove nasce l’idea e con quali obiettivi?
Anni fa realizzai «Volo a raso», un progetto fotografico attraverso il quale mi fermavo a ritrarre oggetti che trovavo sui marciapiedi; oggetti la cui apparenza richiamava alla mente qualcosa d’altro. Una foglia rossa aveva la forma di labbra femminili, un pezzo di carta modellata dalla pioggia somigliava ad una «Pietà» di marmo. Il lavoro di oggi parte dalle medesime suggestioni, con la sola differenza che in «Volo a raso» mi limitavo a fotografare, qua invece sono io a manipolare l’oggetto. Diciamo che, in generale, nel mio lavoro cerco sempre di mostrare il ventaglio di altre possibilità esistenti, oltre ai significati comunemente intesi. Siamo abituati a indentificare le cose con un nome, e a questo nome attribuiamo una funzione. Io evidenzio, invece, come un oggetto possa essere codificato secondo infiniti altri significati. Da qui il titolo «Omnia Alia Sunt», ovvero: ogni cosa è qualcos’altro.

L’apparenza inganna, insomma...
Sì, i temi della finzione e del fittizio sono centrali. Li trovo estremamente attuali, si riallacciano al mondo delle fake news e dell’importanza data all’apparenza di cui oggi tanto si discute.

Le sculture di carta vengono distrutte. Cosa rimane oltre alle foto?
Una serie di video che documentano l’iter, dalla realizzazione delle piccole sculture al posizionamento rispetto all’architettura sino alla ricerca del momento ideale per scattare. In questo caso si tratta di prodotti professionali: il video-maker Carmelo Puglisi mi ha seguito in alcune tappe del percorso.

Come si è presentata l’occasione di un’anteprima nazionale al Macro di Roma?
Grazie a Chiara Sticca, art-advisor con la quale avevo avuto modo di collaborare circa tre anni fa in occasione di una mostra collettiva, sempre a Roma. Sarà proprio lei a moderare l’incontro.

Ci sarà anche una presentazione bresciana?
Mi sto interfacciando con i responsabili del Macof-Centro Italiano della Fotografia con sede a palazzo Martinengo Colleoni (Mo.Ca). Insieme a Renato Corsini e ad Albano Morandi stiamo ipotizzando una data tra novembre 2019 e gennaio 2020.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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