Ex-Otago in Latteria: le foto della serata
La leggerezza è un dono meraviglioso. Nella città partigiana, dei centri sociali che ripetono ogni giorno «Bella Ciao» quasi fosse una litania, qualcuno trova il modo per non farsi schiacciare dal peso dell’ideologia. E così della leggerezza, che poi vuol dire consapevolezza e autoironia, gli Ex-Otago hanno tratto uno metodo di sopravvivenza, il segreto della loro longevità, una regola non scritta per esistere, resistere, rinnovarsi.
«Gli occhi della Luna», featuring con il Club Dogo Jake La Furia, in rotazione radio da circa un mese, è l’ennesimo simbolo di una libertà che, sfuggendo a pose e intellettualismi, continua a generare musica intelligente e divertita. Come il pop di «Marassi», ultimo disco della band ligure, che si è esibita ieri sera sul palcoscenico della Latteria Molloy, per la Festa Indipendente Quasi adatti.
Quello con il rapper romano è stato un vero e proprio colpo di fulmine a ciel sereno. «Jake La Furia ci ha contattato per farci i complimenti e per fare qualcosa insieme, così ha iniziato a mandarci alcune linee melodiche via Whatsapp: ascoltandole abbiamo capito che poteva uscire una bomba» spiega Maurizio Carucci, voce della formazione genovese: «Ci è sembrato davvero un’ottima idea incontrare questo linguaggio, che trovo molto contemporaneo. Nell’ultimo periodo come band stiamo ascoltando tanto rap. Forse più gli altri di me. Io lo studio senza particolari aspettative, ma amo il modo di scrivere di Ghali, per esempio, e di Murubutu».
Il grande risultato di «Marassi» si misura anche dal numero di passaggi in radio. «Finora abbiamo avuto quattro singoli in rotazione, possiamo dire di essere stati baciati dalla fortuna» continua Maurizio: «La vera magia, in realtà, la dobbiamo a Matteo Cantaluppi, che con una saggia produzione artistica è riuscito a trasformare in canzoni i provini solo synth che gli avevamo presentato all’inizio».
Un lavoro che, lo spiega il titolo, vuole anche rendere omaggio al quartiere dove tutto è cominciato, nel 2002, e che nell’infuso di riflessione e ironia riesce a raccontare ciò che lo circonda: «Veniamo da una città partigiana, con i centri sociali dove ancora si canta tutti i giorni "Bella Ciao"; una città che ci ha cresciuto nell’impegno politico. Per questo è difficile per noi non ragionare su certi temi - conclude -. Noi non abbiamo dimenticato il nostro impegno, non rinunciamo alle nostre idee. Abbiamo solo deciso di comunicarle con la bellezza della leggerezza».
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