Cultura

Enrico Vanzina: «Commerciale? Il cinema è uno e indivisibile»

Il regista al Parco Gallo ricorda il fratello Carlo: «Non solo commedia, ammiravamo Kubrick»
Il regista all’incontro al Parco Gallo -  © www.giornaledibrescia.it
Il regista all’incontro al Parco Gallo - © www.giornaledibrescia.it
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Il cinema è uno, indivisibile, e come tale può essere esplorato in tutte le sue gallerie, su ogni sua vetta. «Quando sento qualcuno che parla del "suo" cinema mi arrabbio, mi vengono le convulsioni - sostiene col sorriso stretto tra le labbra Enrico Vanzina, sceneggiatore che insieme allo scomparso fratello regista Carlo rientra tra i principali autori di pellicole popolari come "Eccezzziunale... veramente" o la serie di "Vacanze di Natale" -. Di cinema ne esiste solamente uno». E partendo da questo imperativo il duo ha voluto provare a sondare tutte le sfaccettature della settima arte.

Molto altro. «Siamo stati tormentati dalla commedia ma nella nostra vita abbiamo fatto molto altro - spiega Enrico, che ha ricevuto il premio alla carriera durante il Festival intercomunale di cinema amatoriale al Parco Gallo -. Ammiravamo Kubrick, capace di passare da un genere all’altro, mio fratello adorava i western di John Ford, io Billy Wilder. Questo ci ha portato a girare "Sotto il vestito niente"». Nella pellicola del 1985 viene tratteggiata la Milano da bere della moda, dell’eccesso, della droga «e pensare che doveva essere diretto da Michelangelo Antonioni - racconta Claudio Bartolini, autore di un libro sul film e che riporta il medesimo titolo -, il quale indicò personalmente Carlo come persona più indicata per sostituirlo».

Ma la carriera di Enrico e del fratello, «che mi pare impossibile non ci sia più, mi ha lasciato terribilmente solo» afferma con evidente sofferenza, ha avuto anche momenti più bassi. «"Tu sei l’unica donna per me" è uno dei maggiori disastri della storia del cinema italiano» ammette, confermando quell’atteggiamento lontano dalla superbia che normalmente si potrebbe attribuire a un cineasta di tale livello. «Ciò nonostante non si deve sottovalutare il genere cosiddetto commerciale, non sminuire il lavoro che ci sta dietro. Una volta potevi confrontarti con Fellini o Antonioni perché tutti avevamo la stessa idea, il cinema è solamente uno, esistono diversi modi di interpretarlo».

 

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