Due acquedotti per le fontane e le domus di Brixia
Ad alimentare le mirabili fontane pubbliche di Brixia e a garantire l’apporto di acqua corrente nelle domus della città era l’Aqua Salsa, nome con cui era identificato l’acquedotto che dalla Valgobbia, a ridosso di Lumezzane, giungeva dopo circa 20 km sino alle porte della città, per terminare verosimilmente nei pressi di via Brigida Avogadro, la salita al Castello da piazzale Arnaldo.
Proprio a ridosso di questa area restano tracce riconducibili alle arcate portanti di un ramo dell’acquedotto, probabilmente inglobato nelle alte mura che cingono l’area degli Artigianelli, non lontano da una struttura presente pochi tornanti più a monte lungo la stessa strada: se gli archeologi escludono trattarsi del cosiddetto castellum aque - vale a dire la cisterna che raccoglieva dall’acquedotto le acque all’interno delle mura cittadine, per ripartirle poi attraverso condotte in piombo alle singole utenze – è probabile che costituisse comunque uno snodo dell’impianto idrico che varato in epoca augustea e terminato sotto Tiberio rimase in funzione per un numero limitato di anni, forse per un errato calcolo delle pendenze interne (usualmente di circa un metro ogni 100 metri di sviluppo lineare).
In Valtrompia ne sono emersi nel corso dei anni vari tratti, in particolare a Sarezzo, Villa Carcina e Bovezzo. In città, a inizio Ottocento, riemerse anche un partitore in piombo, rinvenuto in piazza Martiri di Belfiore assieme ad altro materiale risalente, probabilmente non nella sua collocazione originaria.
L’Aqua Salsa tuttavia non fu il solo acquedotto Brixia. In epoca verosimilmente più tarda, infatti, un'altra struttura in doppio condotto giungeva, alimentata quasi certamente dalle Fonti di Mompiano, in corrispondenza dell’odierna chiesa di San Giorgio. Questo acquedotto è peraltro visibile anche all’interno dei tunnel laterali di servizio della galleria Tito Speri, con arcate di sostegno emerse più di recente nel corso dei lavoro di realizzazione del parcheggio interrato di Fossa Bagni.
Sulle ragioni della presenza di due tubazioni parallele (che cambiano quota alle pendici del Cidneo) a lungo gli studiosi si sono interrogati, senza trovare una spiegazione definitiva. Una delle ipotesi più suggestive - ma poco accreditate da alcuni dei principali esperti - è che un condotto alimentasse un anfiteatro (la cui esistenza non è mai stata accertata) verosimilmente nell’area compresa tra la Loggia e largo Formentone, nel quale, una volta allagato, si sarebbero svolte anche le naumachìe, vale a dire battaglie navali; l’altro conodotto invece avrebbe raggiunto un probabile castellum aquae presente nella zona. E c’è chi si è spinto a suggerire che esso fosse nell’odierna chiesetta di Santa Rita: l’atipico impianto a sezione circolare sarebbe così giustificato dal più tardo riutilizzo dell’edificio un tempo connesso all’acquedotto di Mompiano. Ma siamo nel campo delle affascinanti supposizioni.
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