Donzelli e Pezzi, un dialogo sulla visione nell’incantamento di materia e forma
Nel titolo scelto per la doppia mostra personale di Maurizio Donzelli e Paola Pezzi, inaugurata ieri a Palazzo Martinengo in seno al progetto «Una generazione di mezzo», si trova esplicitato un sottile filo conduttore che guida in modo sotterraneo l’esplorazione parallela intorno alle ricerche espressive dei due artisti, entrambi nati a Brescia, entrambi attivi con grande successo a cavallo dei due secoli sulla scena nazionale e internazionale.
«Spellbound» infatti è un termine inglese che significa letteralmente uno stato di «incantamento», titolo che strizza l’occhio al cinema: se Hitchcock con questa espressione, nell’omonimo film, raccontava magistralmente gli stati psico-emotivi dei due protagonisti (interpretati da Gregory Peck e Ingrid Bergman) travolti da un amore a prima vista, qui il termine allude all’innesco emotivo suscitato dall’incontro tra l’opera e l’osservatore, ma anche all’incontro tra i due artisti che, per questa occasione, sono stati invitati ad abbandonarsi reciprocamente all’«incantamento» delle rispettive ricerche visuali.
Il percorso
Sebbene scandito in due binari distinti, anche grazie alle curatele affidate al piemontese Alberto Fiz per Donzelli e al romano Marco Tonelli per Pezzi, ambisce a sollecitare un gioco sommesso di sguardi e confronti, che permettono al visitatore di apprezzare all’interno di un’esperienza immersiva e totalizzante, una rete di connessioni percettive ed emotive che rimbalzano tra un’opera e l’altra, in un gioco di scambi e rispecchiamenti, cromatici e formali, che muove da una visione comune, in cui, in fondo, arte e vita coincidono. In cui è centrale mettere in discussione il concetto stesso di percezione, e interrogarsi in continuazione su ciò che vediamo, facilitando la consapevolezza delle nostre visioni interiori.
Chi è Maurizio Donzelli
Classe 1958, artista ma anche raffinato teorico, insiste da sempre particolarmente su questi temi, utilizzando gli strumenti della pittura, il segno, il colore e la luce, stratificati nella riscrittura visuale di immagini interiorizzate, latenti che tornano allo sguardo come flusso di coscienza in cui riconoscere e riconoscersi, parti di un tutto. In mostra, a ricostruire la sua intera poetica in chiave antologica, si trovano esposti diversi tra i suoi più significativi e celebrati cicli di lavori: «Drawings», «Arazzi», gli emblematici «Mirror», «O», «Notturni», «Lux Drawing» e le più recenti «Girandole», parte di un allestimento site-specific.
Chi è Paola Pezzi
Da tempo lontana da Brescia, dove è nata nel 1963 (vive e lavora Milano), celebra il suo ritorno in città con una selezione di lavori raccolti in nuclei tematici che riassumono il suo percorso sin dalle origini, con le opere realizzate negli anni Ottanta-Novanta, quando affidava alla terra e al tempo il lavoro di trasformazione sulla materia, che nel corso degli anni è diventato la cifra del suo agire alchemico, di matrice concettuale e di delicatissimo ritorno poetico. «L’energia esistenziale sta alla base della mia ricerca», afferma lei che, riprendendo in chiave del tutto originale il discorso aperto da alcune delle più significative neoavanguardie italiane (il critico Tonelli la accosta a Boetti, Pascali e Manzoni), trasforma materiali poveri, anche di scarto, e oggetti di uso comune, ma anche pratiche manuali che si perpetuano come la tessitura, nella materia prima di una riscrittura gestuale e dinamica, tra pittura e scultura, per forma a nuove prospettiva di percezione.
La scelta curatoriale di proporre un percorso espositivo unico in cui si alternano momenti di confronto tra le opere dei due autori a sale monografiche, che scandiscono l’eloquenza e l’originalità delle rispettive indagini, oltre che progetti nati in funzione degli spazi, ha dato vita ad un allestimento dinamico e coinvolgente. A cominciare dalla sala d’ingresso, dove il colore rosso, con la sua energia e forza evocativa, è stato scelto come trait-d’union tra alcuni lavori materici a parete di Paola Pezzi e alcuni pannelli dipinti di Donzelli, fino al culmine della rassegna, nella sala dove i due dialogano attraverso opere installative e arazzi accomunati da un gioco di sovrapposizione di forme e colori, che generano un flusso sensoriale da cui lasciarsi trasportare.
La mostra gratuita sarà visitabile venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19 e rimarrà aperta fino a domenica 3 settembre.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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