Cultura

«Donne, muri e orrori in una Milano noir e distopica»

Nicoletta Vallorani, già Premio Urania, parla del suo nuovo libro «Avrai i miei occhi»
Nicoletta Vallorani ha vinto il Premio Urania nel 1992 - Foto © www.giornaledibrescia.it
Nicoletta Vallorani ha vinto il Premio Urania nel 1992 - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Gli elementi fantascientifici sono espedienti di scena con funzione strumentale: consentono di notare pratiche che nella quotidianità non notiamo. Le ingiustizie. Gli orrori». Nicoletta Vallorani è una penna fantascientifica femminile italiana, storica e importante. Fu lei la prima donna a vincere il Premio Urania del 1992, e per lei la fantascienza racchiude moltissimo.

A confermarlo sono i suoi romanzi: l’ultimo, «Avrai i miei occhi» (Zona42, 13,90 euro) verrà presentato al Caffè letterario Primo Piano in via Beccaria 10 in città, in occasione di «Libri in Movimento» (ingresso gratuito riservato ai tesserati Arci 2020). Domani, venerdì 7 febbraio alle 18.30 l’autrice dialogherà con lo scrittore Heiko H. Caimi per raccontare questo romanzo distopico ambientato in una Milano futura nella quale Olivia e Nigredo dovranno sbrogliare la matassa di alcuni orribili delitti ai danni di donne abbandonate come spazzatura in periferia.

 

La copertina dell'ultimo libro di Nicoletta Vallorani
La copertina dell'ultimo libro di Nicoletta Vallorani

 

«Avrai i miei occhi» riprende un romanzo uscito per Stile Libero Einaudi nel 2002, intitolato «Eva». «Quel libro - spiega l'autrice - nacque da una circostanza particolare. Fu Severino Cesari a volerlo in quella collana. «Avrai i miei occhi» ne riprende alcuni personaggi, ma è leggibile anche senza conoscere quello precedente, e sviluppa Milano in una sua ipotesi futura. L’ambientazione mi interessava molto, ma mi interessava ancora di più parlare della violenza contro le donne».

Il romanzo è distopico, noir, cyberpunk, e parla di molti orrori, oltre alla violenza sulle donne: anche di muri. «Siamo esseri umani - prosegue Vallorani - tendiamo a costruire categorie, ma mi sembra importante capire le implicazioni etiche e sociali dei muri, sapendo che poi è faticoso buttarli giù. È difficilissimo riscrivere le topografie, quando sono fissate nella mente della gente.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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