Dieci libri consigliati dalla redazione per Ferragosto
In una redazione di un giornale, tipo la nostra, succedono tante cose ogni giorno. Ci sono momenti, come dappertutto, in cui la pressione del lavoro si allenta e ad alcuni di noi piace parlare di libri. Succede per caso, senza preavviso: ti metti a ruotare sulla sedia girevole verso il collega o la collega vicino per raccontare il romanzo che hai appena letto, ne vedi uno che ti sembra accattivante sulla scrivania di qualcuno e attacchi bottone. E poi c’è l’immancabile macchinetta del caffè, davanti alla quale si fanno molti discorsi - seri e produttivi, certo, ma anche di puro e sanissimo stacco - e quindi si finisce a parlare anche di libri. Allora ho pensato: perché non condividere qualche chiacchiera con chi ci legge?
Il nostro bookclub di via Solferino 22 sui libri del mese nasce così. Senza pretese da critici letterari che quasi nessuno di noi è, da pausa caffè, in base ai gusti delle redattrici e dei redattori e che speriamo possano incontrare anche i vostri. Sarà una rubrica mensile, uscirà entro il 14 di ogni mese e proporrà un numero variabile di volumi di diverse categorie.
Partiamo, ovviamente, da una rassegna ferragostana e quindi con tutta la varietà possibile che una persona può decidere di leggere tanto sotto l’ombrellone quanto in un prato in montagna o sul terrazzo di casa sua (“se ce l’ha - puntualizza una redattrice - ma va bene anche sul divano di casa con il ventilatore”): dalla fantascienza ai romanzi, dai classici alle ultime uscite, dai saggi alle biografie, dai pacchi alle letture più leggere.
Se poi c’è un libro che non trovate qui ma che vi ispira e volete capire com’è prima di comprarlo, se avete suggerimenti imperdibili o una riflessione libresca da condividere con noi, potete scriverci qui o sui social. Vedremo di risolvere i vostri dubbi da scaffale.
«Sotto la porta dei sussurri»
di T.J. Klune
(Mondadori, 2022, pp. 408, 19 euro, ebook 9,99 euro)
Occhieggia dagli scaffali delle librerie, fra i bestseller dell’estate, «La casa sul mare celeste», delizioso romanzo del prolifico autore fantasy T.J. Klune, che in Italia sta acquisendo recentissima fama. Non lasciatevi incantare e scansate (per il momento) quel richiamo azzurro che fa subito airbnb in riviera. Se siete in cerca di un must read da ombrellone, buttate un occhio «Sotto la porta dei sussurri» (Mondadori, 2022), favola dolcenoir che porta la firma dello stesso autore.
Ambientato in una sala da tè che non c’è, il romanzo racconta l’incontro fra l’incredulo Wallace, avvocato di successo recentemente deceduto, e Hugo, il suo traghettatore per l’aldilà. «Sotto la porta dei sussurri» ha il gusto di un infuso alla menta sorseggiato ai margini della vita in compagnia di Caronte: Klune, col tratto dell’acquarellista, illustra una favola moderna sulla morte, sull’amore e tutte le tinte che stanno nel mezzo. Compresa quella arcobaleno.
Ilaria Rossi, redazione Cronaca e provincia
«Crossroads»
di Jonathan Franzen
(Einaudi, 2021, pp. 640, 22 euro, ebook 10,99 euro)
C’è chi l’ha amato dopo aver letto «Le Correzioni». Chi si è sentito tradito dopo aver finito «Purity». Lui, Jonathan Franzen, probabilmente l’ha capito ed ha tirato fuori dalla penna uno dei libri più intesi che mi sia capitato di leggere in questi ultimi anni: «Crossroads».
Il romanzo, tradotto in maniera eccellente da Silvia Pareschi, ruota attorno alle vicende di per sé banali di una famiglia middle low class in un’insignificante città (che in realtà non esiste) non distante da Chicago. Le vicissitudini del pastore Russ Hildebrandt, di sua moglie Marion e dei loro quattro figli (Clem, Becky, Perry e Judson), i loro segreti e le loro pulsioni, le loro umane ipocrisie e il loro inconfessabile desiderio di riscatto sono il tavolo operatorio sul quale Franzen affetta con la precisione di un bisturi tutto il sentire umano. La sua lama graffia e penetra, con spietatezza e ironia, fino alle corde. Lo fa da sei punti di vista differenti, tanti quanti sono i protagonisti. Impossibile scegliere il preferito. Li si ama e odia tutti e sei, perché in tutti e sei c’è un po’ di ognuno di noi.
Pierpaolo Prati, redazione Cronaca giudiziaria
«Atti di sottomissione»
di Megan Nolan
(NN Editore, 2021, pp. 304, 19 euro)
«Cosa c’è? Vuoi che ti dica che mi sto innamorando di te? Perché non è così». Sono queste le parole che Ciaran urla alla protagonista dopo una serata tra amici durante la quale lui è rimasto in disparte, con un’espressione di sdegno. «Atti di sottomissione» (NNE 2021, 304 pp.) racconta le vicende di una relazione che oggi definiremmo tossica, un termine spesso abusato a discapito di tutte quelle relazioni interpersonali che davvero lo sono. Perché non sono solo le persone tossiche ad essere tali: sono le situazioni che le esaltano (e che noi avalliamo in silenzio) a rendere tutto più radicato. Infatti, è la stessa protagonista a far sì che la tossicità di Ciaran si cementifichi in lei, annullandosi per una serenità di coppia artefatta.
Nella relazione tossica il sintomo vero non sono i sentimenti non corrisposti ma i comportamenti che marciano sul terreno di un sentimento non corrisposto, elevando un membro della coppia a dettame assoluto. È l’annientamento dell’altro, mai in modo del tutto voluto ma sicuramente evidente, reso tale attraverso il ribadire costantemente la propria superiorità, relegandolo/a a comprimario, dipendente da una figura quasi mitologica che si erge a salvatore. «Atti di sottomissione» parla di questo. Ciaran è un personaggio talmente ben scritto da essere rappresentativo dei/delle milioni di Ciaran del mondo. La protagonista (che forse è la stessa Nolan? Chissà) racconta un percorso di scoperta di sé che non è autocommiserativo, né assolutorio: è affastellato, sgangherato e improbabile come lo sono quelli che portano alla (ri)scoperta di se stessi.
Arianna Colzi, redazione Web
«La Cina è già qui»
di Giada Messetti
(Mondadori, 2022, pp. 156, 18 euro)
Della Cina si sente parlare tutti i giorni, da tempo. Eppure il tema viene spesso affrontato in modo semplicistico, con un bianco e un nero che in Occidente tende a vedere nel Dragone il male assoluto. Una visione che porta fuori strada e che «La Cina è già qui. Perché è urgente capire come pensa il Dragone» si propone di smontare per generare «un po’ di disordine virtuoso, sparigliare sul tavolo le convinzioni più radicate, tentare di restituire qualche piccolo frammento della complessità che la Cina incarna e ci pone davanti».
Invitando per un attimo a sospendere le categorie con cui siamo abituati a giudicare il mondo, Giada Messetti (sinologa e autrice televisiva, qui l'intervista) racconta la lingua e la scrittura cinesi, il modo di intendere il potere, la leggenda di Mulan e il suo significato originale con la passione del Dragone per copie e imitazioni, la cucina creativa e come il confucianesimo ha influenzato la politica interna e si è poi evoluto all’interno della politica estera. È un viaggio alla scoperta di un’affascinante cultura millenaria, nella consapevolezza che un incontro diverso con la Cina non è più rimandabile.
Laura Fasani, redazione Web
«Stalingrado»
di Vasilij Grossman
(Adelphi, 2022, p. 884, 28 euro)
Non lo nego: la tragedia che sta vivendo il popolo ucraino è stata una delle ragioni che mi ha spinta a leggere «Stalingrado e continuare a conoscere il destino dei personaggi leggendo anche «Vita e Destino».
In più di 1.700 pagine lo scrittore e giornalista russo di origine ebraica Vasilij Grossman accompagna il lettore nel cuore della storia dell’Europa. Hitler e Stalin, l’Ucraina, la guerra. E lui. Lui, inviato speciale del giornale dell’esercito sovietico, Stella rossa, racconta fedelmente i fatti. Sono i fatti che trasformano le vite delle persone allontanandole dall’ideologia. Dice Grossman, il primo grande scrittore russo antisovietico: «Facendo del mio meglio con le mie limitate capacità, scrissi sulle persone comuni, il loro dolore, le loro gioie, i loro errori e le loro morti. Scrissi del mio amore per gli esseri umani e della mia solidarietà con il loro dolore». Autentico e, per questo, ostile ai regimi.
Con la pubblicazione in Italia di «Stalingrado» è ora possibile leggere un unico romanzo, il secondo è «Vita e Destino», pubblicato sempre da Adelphi nel 2008 (pagine 827, euro 16,00).
Il primo è stato più volte modificato, su richiesta della censura. Il secondo no perché lo stesso Grossman, che finì di scriverlo nel 1960, era ormai convinto che la verità non può mai essere controrivoluzionaria: «Chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda e chi legge ha il dovere civile di conoscere questa verità». Nel suo stile secco e duro Vasilij Grossman ci regala un ritratto a più voci di popoli in balia della storia, prigionieri dei lager nazisti o vittime di commissari sovietici. «Epoca di terrore e di follia insensata». Superfluo l’invito alla lettura. Una confessione, però, sì: il numero delle pagine non è mai stato più lieve.
Anna Della Moretta, redazione Cronaca
«Dune»
di Frank P. Herbert
(Fanucci Editore, 2020, pp. 640, 19 euro, ebook 9.99 euro)
In tanti hanno voluto portarlo sul grande schermo, riuscendoci come David Lynch e recentemente con ottimi risultati Denis Villeneuve, o provandoci, su tutti Alejandro Jodorowsky. Dune (Fanucci Editore), primo volume dell’omonimo ciclo scritto da Frank P. Herbert, è infatti molto di più di un libro di fantascienza.
È una saga familiare, quella degli Atreides, con sfumature di epos, è un racconto metafisico dove l’uomo incontra e si scontra con sé stesso e con gli altri, è un atipico romanzo di formazione. Il fulcro del racconto è sì il principe Paul, ma il vero protagonista del volume è Dune stesso. Il pianeta desertico dove nasce il melange, droga che dona lunga vita e induce visioni e attorno alla quale gira tutto l’universo di Herbert, è infatti un organismo vivente e complesso, dove gravitano uomini, animali (su tutti i vermi della sabbia, dei e padroni), storie, destini. Incastonati in una trama omerica antropologia e ambientalismo, messaggi soteriologici e mistica si fondono tra le sabbie, facendo di Dune una pietra miliare della letteratura, non solo fantascienza, che invoglierà i lettori ad addentrarsi nel destino degli Atreides e di Arrakis. Chiedere a George Lucas per credere.
Stefano Martinelli, redazione Web
«Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste. Vita morte e miracoli»
di Cristina Battocletti
(La Nave di Teseo, 2021, pp. 448, 20 euro, ebook 9,99 euro)
Troppi stereotipi hanno incrostato la figura di Giorgio Strehler, offuscando non tanto l’artista, quanto l’uomo. Il libro di Cristina Battocletti «Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste. Vita morte e miracoli» evita le trappole del macchiettismo istrionico e va al cuore della persona, partendo dal «bambino di Trieste», sottolineando l’importanza della mamma musicista. Strehler, dunque, dal cuore triestino, come lo scrittore sloveno Boris Pahor e come Bobi Bazlen (a cui Battocletti ha dedicato rispettivamente i libri «Figlio di nessuno», Rizzoli 2012 e «Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste», La nave di Tseo 2017). L’autrice ci fa sorgere il dubbio che nulla si possa capire del gigante che ha cambiato per sempre la storia della regia, se non all’ombra di San Giusto. Illuminante. Da leggere.
Paola Carmignani, redazione Cultura e Spettacoli
«Lo stadio di Wimbledon»
di Daniele Del Giudice
(Einaudi, 2021, pp. 152, 15 euro)
Lungo «Lo stadio di Wimbledon» di Daniele Del Giudice, l’io narrante trascorre le pagine alla ricerca di qualcosa: principalmente la storia di Roberto «Bobi» Bazlen, una delle figure intellettuali più eclettiche del Novecento italiano, amico e consulente editoriale di Montale e Calasso, traduttore e «animatore» letterario in una Trieste allora al centro della cultura mitteleuropea.
Di Bobi non rimangono opere letterarie, solo i ricordi di chi lo conosceva. Così ci si ritrova a vagare per Trieste, tra le librerie, la nebbia e il caldo delle case degli amici di Bazlen, non per ricostruirne la biografia, piuttosto per dare senso a un vuoto e cercare la risposta al perché uno scrittore non abbia mai scritto. Un quesito che nel romanzo non rimane fine a sé stesso: spalanca interrogazioni più profonde, dubbi riguardo a sé e il proprio fare, che trasformano il viaggio fino allo stadio londinese in un deambulare incerto, come abbagliati da una luce troppo forte. Leggendo questa perla ritrovata (pubblicata nel 1984 e fuori catalogo fino alla morte dell’autore nel 2021) si impara a vedere quello spazio che sta a metà tra il suolo e ciò che si ha davanti: la prospettiva dell’ambiguità, rischiosa e prolifica, dove il non dare nulla per certo può abbattere ma anche elevare.
Michele Maestroni
«Le sorelle Lacroix»
di Georges Simenon
(Adelphi, 2022, pp. 171, 18 euro)
Una storia nel filone dei migliori romanzi di Georges Simenon. Non i gialli, ma il racconto di drammi familiari, in cui la forza dell’odio o dell’amore cementa oppure distrugge i rapporti fra i parenti. Legami corrosi nel tempo dall’invidia, dalla gelosia, dall’avidità e dai rimpianti. In questo solco si innesta «Le sorelle Lacroix», legate da un segreto intimo, condiviso sotto lo stesso tetto in una cittadina della provincia francese, perbenista, gretta e pettegola. Da una parte Mathilde, il marito Emmanuel, i figli Geneviève e Jacques, dall’altra la vedova Léopoldine e la figlia Sophie. Le due sorelle vivono con la cospicua eredità del padre notaio; Emmanuel è un restauratore e pittore fallito; Jacques è praticante notarile, Geneviève un’adolescente fragile e Sophie una giovane egoista ed esuberante. Una comunità che si regge su un fragile equilibrio fatti di forme, abitudini e riti quotidiani, che improvvisamente si rompe. Scatenando i peggiori istinti rimasti prima frenati.
Enrico Mirani, inviato
L'angolo dei piccoli
Cane Puzzone
di Marc Boutavant Colas Gutman
(Terre di Mezzo Editore, 2018, p. 57, 12 euro, età 5-8 anni)
Ingenuo e tontolone, Cane Puzzone puzza di sardine e somiglia a una moquette spelacchiata. Vive in un bidone dell'immondizia con il suo amico Spiaccigatto e un giorno, tra i rifiuti, trova un vecchio guinzaglio. Scopre così che i cani hanno dei padroni, e che i padroni non si trovano nei bidoni dell'immondizia. Lercio come un maiale e tonto come un mulo, Cane Puzzone decide di andare in giro per il mondo alla ricerca di un padrone, cacciandosi in un mare di guai.
Una storia divertente, la prima della serie firmata da Colas Gutman e illustrata da Marc Boutavant. Le avventure esilaranti di Cane Puzzone catturano l'attenzione dei primi lettori, invogliandoli a scoprire pagina dopo pagina cosa succederà, e portano i più grandi a riflettere sul valore dell'amicizia, ma anche a vedere un mondo non necessariamente buono e ovattato, in cui esiste il bullismo e in cui vivono persone meschine. L'antidoto è Cane Puzzone, che nella sua semplicità vince per sensibilità e coraggio.
Giovanna Zenti, redazione Web
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