Cultura

Dieci conflitti, un libro e un dato: «Nelle guerre sempre più morti tra i civili»

Oggi in Broletto, nell'ambito del Festival della Pace la presentazione del volume curato da Internazionale
Devastazione nella Striscia di Gaza - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Devastazione nella Striscia di Gaza - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), dall’inizio del 2008 a metà febbraio 2023 i morti nel conflitto tra israeliani e palestinesi sono stati 6.515 (6.226 palestinesi e 289 israeliani), i feriti 151.081. Una contabilità purtroppo da aggiornare, dopo i fatti tragici dell’ultimo mese; e uno dei molti dati che si possono leggere nel libro «Guerre. 10 conflitti che stanno decidendo gli equilibri del mondo» (256 pagine, 18 euro), realizzato dalla rivista «Internazionale» e edito da Bur Rizzoli.

Il volume sarà presentato oggi, venerdì 17 novembre, a Brescia, alle 18.45 nella sala Sant’Agostino di palazzo Broletto, in piazza Paolo VI 29, su iniziativa della Nuova Libreria Rinascita nell’ambito del Festival della Pace. Nell’incontro, coordinato da Thomas Bendinelli, interverranno due bresciani: Junko Terao – editor di «Internazionale» per Asia e Pacifico e nostra concittadina di padre giapponese – e Lucio Lorenzi, editor di saggistica in Bur Rizzoli.

I conflitti, zona per zona

Nell’introduzione, il direttore della rivista, Giovanni De Mauro, richiama la definizione di «guerra»: «Conflitto tra due o più Stati, o in genere tra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, condotto con l’impiego di mezzi militari». All’inizio del 2023, nel mondo si contavano 58 situazioni rispondenti a queste caratteristiche. Come sono state selezionate le dieci guerre descritte nel libro? Lo spiega Junko Terao al nostro giornale: «Ogni editor regionale di Internazionale ha segnalato i conflitti che secondo noi valeva la pena di inserire, o perché ineludibili o perché se ne parla troppo poco».

Soldati in Myanmar - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Soldati in Myanmar - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

In molti casi, si verificano entrambe le circostanze. Terao fa l’esempio del Myanmar, l’ex Birmania, nell’area geografica di sua competenza: «Poco tempo dopo il colpo di Stato militare del febbraio 2021 è iniziata una guerra civile. Ora l’esercito, per stanare le Forze di difesa del popolo, colpisce obiettivi civili indiscriminatamente con attacchi aerei. I civili morti in due anni, alla fine di agosto 2023, erano quattromila. Il conflitto ha segnato la fine di un periodo molto importante nella storia del Paese: tredici anni di transizione democratica, sostenuta dall’Unione europea. Il golpe e la guerra civile hanno fermato tutto, ma la stampa non ne parla e la comunità internazionale è latitante».

Nagorno-Karabakh, la guerra infiamma il Caucaso
Nagorno-Karabakh, la guerra infiamma il Caucaso

In ogni capitolo, il libro fornisce puntuali informazioni sulle guerre in corso: la cronologia dei fatti, dati numerici, il lungo testo di approfondimento di un giornalista esperto, ripreso dalla stampa straniera o commissionato ad hoc per il volume. Si parla naturalmente della guerra tra Russia e Ucraina, ma anche di conflitti poco raccontati sulla stampa italiana, dal Congo al Sahel, dallo Yemen al Nagorno Karabakh. Emergono le cause: interessi economici, tensioni etniche o religiose, gli effetti del nuovo multilateralismo che ha visto diminuire il potere d’azione dell’Occidente e lo sviluppo di nuove potenze mondiali come la Cina.

Sempre più vittime civili

Un dato comune è il numero sempre più alto di morti tra i civili. Vittime anche di guerre non dichiarate, come la lotta al narcotraffico in Messico e Sudamerica: qui, «la violenza ha trasformato il dolore in una routine» e in luoghi come Tijuana «un giorno senza omicidi può diventare un giorno da festeggiare». In un altro Paese, l’Afghanistan, la guerra è ufficialmente finita.

Afghanistan, la caduta di Herat nel 2021 - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Afghanistan, la caduta di Herat nel 2021 - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it

«La violenza armata esiste ancora – spiega Terao – ma non c’è più un conflitto in corso. I Taliban al potere, tuttavia, hanno ingaggiato una guerra contro la popolazione civile, a colpi di leggi liberticide. Provvedimenti che prendono di mira in particolare le donne: non possono più uscire di casa, lavorare, andare a scuola... È un governo in lotta contro una parte della sua popolazione».

Il libro si chiude con un capitolo dedicato all’Amazzonia, dove dal 2019 al 2022 sono stati distrutti più di 45mila chilometri quadrati di foresta. Una guerra particolare, «contro la natura e il futuro del pianeta», il cui numero di vittime rischia di essere difficilmente calcolabile.

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