Dialèktika

Concretezza e piedi per terra: vegnom zó del sicomoro

Fabrizio Galvagni
L’albero, non essendo diffuso dalle nostre parti, non ha una traduzione nel dialetto bresciano. La soluzione più diretta porta al fico
L'espressione «Ve zó del fic!», in dialetto, è un richiamo alla concretezza - Foto Pexels © www.giornaledibrescia.it
L'espressione «Ve zó del fic!», in dialetto, è un richiamo alla concretezza - Foto Pexels © www.giornaledibrescia.it

Chissà che cosa pensavano i nostri nonni – i quali sapevano distinguere fin da bambini un carpino bianco (tavera) da un bagolaro (rumìglia), un maggiociondolo (éghel) da un viburno (merda de gat… così è!) – quando Gesù invitava Zaccheo a scendere dal sicomoro (Lc 19,1-10): «Che pianta saràla mai sté sicomoro?». Tutte le varianti delle follie dialettali La fantasia sarà corsa a qualche albero misterioso di mondi esotici e lontani. Chi ha un po’ di dimestichezza con il testo biblico, ricorderà che

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