La nostra negazione preferita
Fabrizio Galvagni
I bresciani usano spesso l’avverbio «mia»: è talmente minuscolo che si infila dappertutto, un po’ come il punto dei toscani o il «pas» dei francesi

L’origine di mia è il latino mica (briciola), attestato nel Satyricon di Petronio (XLII)
Lassù, nella costellazione dei Gemelli, c’è una stella, che è di quelle che non si vedono: «Com’è possibile – si dirà – che non la si possa vedere? Gh’ela o gh’ela mia?». C’è, ma si tratta di una stella a neutroni, emette raggi gamma e l’occhio non la può vedere. L’astronomo – era milanese – che nel 1975 la scoprì, argutamente la battezzò Ghemìnga; se fosse stato bresciano l’avrebbe dovuta chiamare Laghemìa…La gh’è mia… Non c’è! A sancirne la «non visibilità» è proprio quel mia, avverbio da noi
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