Dal leone alla leonessa, apre la mostra «Brescia nell'età dei comuni e delle signorie»
Dal leone nello stemma medievale del Comune di Brescia, alla leonessa risorgimentale, fiera oppositrice dell'occupante austroungarco. Il filo rosso che collega la stagione delle battaglie contro l'imperatore Barbarossa, nel XII secolo, alla lotta per l'indipendenza nell'800 fa da guida alla mostra «La città del leone. Brescia nell'età dei comuni e delle signorie» aperta fino al 29 gennaio in Santa Giulia (inaugurazione oggi, 28 ottobre, alle 18.30 con apertura gratuita fino alle 22, ultimo ingresso 21.15) a cura di Matteo Ferrari, con Vittoria Camelliti, Vincenzo Gheroldi, Giuliano Milani, Fabrizio Pagnoni e Pierfabio Panazza, promossa da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Alleanza per la cultura, con il patrocinio della Compagnia dei custodi delle Sante Croci.
La novità
La mostra affronta per la prima volta in modo organico il periodo tra il XII e il XIV secolo, forse meno noto ma ricco di testimonianze in città: dal palazzo del Broletto alla Rotonda, da porta bruciata a Santa Maria in Solario. Se restano poche testimonianze pittoriche, cancellate dalle modifiche degli edifici nel corso dei secoli successivi, tanti sono i documenti che raccontano della città medievale: in Santa Giulia sono raccolti 120 tra dipinti, frammenti di sculture, monete, pergamene, attraverso i quali torna alla ribalta la storia di otto secoli fa. Quattro le sezioni in cui si snoda l'esposizione: Brescia nella Lombardia del XII secolo e l'origine del Comune; Il Comune «libero», dai consoli ai podestà; La città dei signori; Il mito otto-novecentesco di Brescia medievale.
Tra oggetti, frammenti e carte anche veri e propri capolavori: la Stauroteca che custodiva la reliquia della Santa Croce e la Croce del Campo che fu issata sul Carroccio nelle battaglie contro il Barbarossa, codici miniati creati negli scriptoria cittadini e la Madonna dell'umiltà di Gentile da Fabriano, che lavorò in città per Pandolfo Malatesta. Tra i musei prestatori, quello milanese del Castello Sforzesco, la Biblioteca nazionale di Francia, il museo di San Matteo a Pisa e la Fondazione Da Como di Lonato.
Com'è stata costruita
La costruzione della mostra, avviata tre anni fa e sospesa per la pandemia, «è l'introduzione migliore alla Capitale della cultura, gettando uno sguardo sull'origine medievale della città e la costruzione dei suoi simboli» ha sottolineato la presidente di Brescia Musei, Francesca Bazoli.
La mostra ha una valenza didattica «declinata nel catalogo edito da Skira, l'applicazione Easy Guide per la visita, e un ciclo di conferenze di approfondimento» ha aggiunto il direttore di Brescia Musei, Stefano Karadjov. Proprio per favorire la partecipazione della città, la mostra sarà aperta gratuitamente tutti i venerdì ai residenti e nati a Brescia.
«Gli studi sulla Brescia tardomedievale hanno conosciuto sviluppo notevole sono negli ultimi 20 anni - ha ricordato il curatore Matteo Ferrari - e la mostra si presenta come momento di sintesi e di partenza per ricerche future». Il sindaco Emilio Del Bono ha ricordato come nella mostra si incontrino «il patriottismo municipale dei Comuni e quello nazionale del Risorgimento, che non sarebbe potuto esistere senza questo periodo fondante della nostra identità».
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato