Dal Carmine alla provincia: Biesse è in edicola con il GdB
C’era una volta il Carmine, quello dei ladri e degli straccivendoli, delle prostitute e delle osterie, dei vicoli sterrati e dei carretti. Quanto romanticismo, ma anche quanta sofferenza, nel cuore della città, che oggi – divenuto centro della vita universitaria e della movida – viene ricordato con nostalgia. A riportare le lancette del tempo agli anni Cinquanta (e poco oltre) è il nuovo numero di Biesse in edicola da martedì 12 marzo, in abbinamento con il Giornale di Brescia, a 8 euro (più il prezzo del quotidiano).
In apertura, l’editore Mauro Negri e il direttore Marcello Zane, chiedono al lettore «un piccolo sforzo» di riflessione, a proposito di questo viaggio nel Carmine che fu: «dalla storia medievale a quella dell’immediato secondo dopoguerra, all’idea che oggi abbiamo e viviamo di quelle stesse strade, possiamo formulare un nostro giudizio sul cambiamento e, soprattutto, sull’attualità di quel quartiere». Un processo critico stimolato anche dagli altri temi selezionati per la rivista, portati alla luce attraverso le immagini d’epoca dell’Archivio Negri.
La città
Che dire ad esempio, per la sezione «Ieri e oggi», dell’abbattimento, all’inizio del ’900, del seicentesco Palazzo Bagno, nell’attuale corso Magenta, sostituito dall’imponente Palazzo Pisa, opera liberty dell’architetto Egidio Dabbeni? Segno della modernità o mancanza di rispetto per il passato? La «Città che cambia» viene narrata nelle pagine attraverso la storia aziendale – siamo negli anni Venti del ’900 – della Sidmec, società di distribuzione carburanti per i sempre più diffusi veicoli a motore (anche la costruzione della strada delle Coste di Sant’Eusebio, e la vicenda dell’autoscuola Nember ne sono testimonianze), presieduta dall’ing. Alfredo Giarratana, anche esponente di punta della politica del Ventennio.
La provincia
Dalla città alla provincia, dai motori allo sport, ecco le immagini del primo campo da golf bresciano, a Bogliaco, dove lo sport era praticato da uomini e donne. Restando sul Garda, l’interessante e articolata vicenda del borgo di Campione, villaggio operaio costruito tra fine Ottocento e primo Novecento per i lavoratori del cotonificio Feltrinelli, poi Olcese. Dismessa la fabbrica nel 1981, ora è il regno di surfisti e velisti.
Ancora imprenditoria e genialità, nel design dei primi termosifoni, e nella figura del ragioniere-inventore Giuseppe Pluda, bresciano appassionato di meccanica che ideò, oltre ad una stazione radiotelegrafica privata (che gli fu sequestrata) anche modelli di velivoli ed automobili. Ed erano gli anni Dieci del ’900!
Poi la storia dei lanifici, da Gavardo a Marone, sul Sebino; e la ditta Mariani di Brescia, distilleria d’erbe e liquori con la sua lunga evoluzione. Senza dimenticare la nascente industria turistica, con l’albergo Pian della Regina di Cevo, decantato nel 1938 sul «Popolo di Brescia» ma già aperto da una quindicina d’anni.
Spulciando tra le vicende architettoniche e urbanistiche, ecco la piazza di Travagliato, mentre del capoluogo arriva la diatriba sulla destinazione di palazzo Zoppola, ora Ferrazzi, di via Marsala, che fu sede della Casa del Popolo socialista, e poi conteso tra D’Annunzio e gli autocrati del regime. E la storia dell’«ultimo baluardo» delle mura urbane, sopravvissuto a Canton Mombello. E la mancata ristrutturazione, ipotizzata nel 1927 dall’arch. Angelo Albertini, del lato nord di piazza Loggia, con tanto di torre sull’edificio che contiene l’antico scalone di accesso. Brani di storia di un secolo fa che si riflettono anche sul presente.
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