Cultura

Da Van Dyck a de Chirico, l’arte racconta lo «stato delle cose»

Inaugurata al castello di Desenzano la mostra su due capisaldi della pittura del ’600 e del ’900 in dialogo a distanza
Una delle sale della mostra - © www.giornaledibrescia.it
Una delle sale della mostra - © www.giornaledibrescia.it
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La riflessione sullo stato delle cose come minimo comune denominatore, e due grandi nomi della storia dell’arte europea come portacolori. È stata inaugurata ieri nel castello di Desenzano la mostra «1600: l’epoca di Van Dyck / 1900: il viaggio da de Chirico», curata da Pietro Quattriglia Venneri e Matteo Vanzan. Una doppia mostra, in verità, che mette in dialogo, un piano sopra l’altro, due secoli capitali della produzione artistica del passato: il Seicento, che diede i natali al Realismo, e il Novecento, che filtrò la realtà attraverso l’introspezione dell’inconscio.

«Un percorso del tutto inatteso – ribadisce Quattriglia Venneri -, che parte da alcuni dipinti praticamente inediti. In particolare la “Santa Cecilia” di Guido Reni, che proviene da una collezione privata, e non è mai stata esposta, mentre il “Ritratto di sir John Penruddock” di Van Dyck è un’opera che si pensava perduta già da lungo tempo, pubblicata nella monografia di Larsen come ubicazione sconosciuta, ma poi riscoperta in una collezione privata». «In un mondo che vuole vedere tutto per compartimenti stagni – prosegue il curatore – questa mostra è invece capace di riportare l’attenzione su una lettura generale dei fenomeni artistici nell’arco di quasi quattro secoli».

Pittura della realtà

«L’esposizione - aggiunge Vanzan - racconta l’avventura di un mondo silente, ma sempre presente, che accompagna gli esiti di un filone della storia dell’arte, quello della nascita del Realismo seicentesco e dei suoi sviluppi in un fare pittorico che, come la vita, viene vissuto prendendo in considerazione gli elementi fondamentali senza i quali l’arte non potrebbe esistere: l’uomo e le sue emozioni».

È così che artisti seicenteschi come Van Dyck, Guercino, Giovanni Andrea Ansaldo, Peeter Maurice Bolckmann e Alessandro Tiarini trovano il loro contraltare nel Novecento di Giorgio de Chirico, Ugo Celeda da Virgilio, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Alberto Sughi, Gianfranco Ferroni, Salvador Dalì e Joan Mirò. «Perché - prosegue Vanzan - hanno saputo raccontare esiti di vita e riflessioni sulla condizione umana nell’unione di intenti che, dal Realismo seicentesco, arriva fino ai giorni nostri, in intrecci di uomo, natura ed esistenza, in un mondo sempre più avvolto nei meandri dell’insondabile».

Il percorso

Una cinquantina i dipinti che compongono la mostra. Al piano superiore il «tempo di Van Dyck»: la Controriforma cattolica esige dipinti religiosi con messaggi estremamente fruibili, in uno stile pudico, con abbondanza di esempi di interventi miracolosi ed episodi di carità, che ribadiscano il culto cattolico dei santi e il valore di redenzione delle buone azioni, in contrapposizione alle eretiche dottrine riformiste. Ne sono un esempio le intense tele con il «San Francesco in penitenza» di Girolamo Muziano e la «Sacra Famiglia» attribuita alla scuola del Barocci, così la «Venere che consegna le armi a Enea» di Giovanni Baglione e il «San Pietro» del Guercino, tutti provenienti da collezioni private. Ci sono poi le scene di genere, come i «Suonatori» di Enrico Albrici, e i paesaggi di Bartolomeo Pedon, Giovanni Andrea Sirani e Marco Ricci, mentre la rappresentanza fiamminga è data dalle tele di Adriaen van de Werff, Gerard Van Honthorst, Justus Sustermans e Peeter Maurice Bolckmann.

Il salto nel Novecento si compie scendendo le scale. Protagoniste della sezione sono sei opere di Giorgio de Chirico: le due tele «Piazza d’Italia» e «Apollo musagete», i tre carboncini raffiguranti un cavallo, un volto femminile e il «Ritratto di Giorgio Zamberlan», e la litografia colorata a mano con la Battaglia delle Termopili. De Chirico, con la sua pittura di matrice classicista, diventa un punto di congiunzione tra le due epoche, teorizzando una Metafisica che influenzerà la nascita del Surrealismo e, assieme a Francis Bacon, del Realismo esistenziale. La realtà asettica del Realismo si fa pretesto per raccontare un mondo carico di frustrazioni e sconfitte, gioie e rinascite: le alienazioni degli artisti sono radicate nella vita di tutti i giorni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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