Da Brescia al Quirinale l’opera che ricorda il viadotto crollato
Quel ponte gettato sopra il fiume Polcevera, al posto del viadotto crollato il 14 agosto 2018, rappresenta simbolicamente lo slancio dell’Italia intera, che dopo la tragedia che costò la vita a 43 persone, decise di dar vita nel più breve tempo possibile ad un manufatto in grado di riscattare quanto era accaduto. E il dipinto donato dal gruppo bresciano Camozzi, commissionato all’artista milanese Alessandro Papetti, che raffigura il nuovo ponte mentre viene costruito, a sua volta vuol essere la raffigurazione di quello slancio, e restare come eredità artistica ma anche morale in quello che è il cuore della Repubblica Italiana, il palazzo del Quirinale.
Qui l’opera verrà inaugurata mercoledì 29 settembre dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presenza dell’artista e del committente, parte della mostra permanente «Quirinale Contemporaneo». Assieme ad altre cento opere d’arte e 102 oggetti di design, segnerà una tappa nel percorso che racconta la creatività italiana del periodo repubblicano, ma anche un momento preciso di rottura e di riscatto, per un territorio troppo spesso abbandonato a sé stesso.
L’impegno del Gruppo Camozzi nella realizzazione del ponte disegnato dall’architetto Renzo Piano, si è concretizzato nella realizzazione in tempi record, assieme all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, del sistema di robot unico al mondo a cui è affidato il monitoraggio mediante sensori e telecamere dello stato di integrità dell’infrastruttura, e consentire la manutenzione preventiva grazie alla rielaborazione dei dati raccolti.
«Aver partecipato alla realizzazione del nuovo Ponte di Genova è uno dei motivi di maggior orgoglio per il nostro Gruppo - spiega Lodovico Camozzi, presidente e ad - perché non solo è un simbolo di rinascita, ma è stata la dimostrazione al mondo che l’Italia, anche dopo le peggiori tragedie, è capace di risollevarsi subito e poi di costruire progetti unici e avveniristici. Sapere che il quadro verrà custodito al Quirinale ci rende ancora più fieri, perché riteniamo fondamentale che l’opera rimanga come patrimonio di tutti gli italiani e che quanto è stato ricostruito non venga mai dimenticato dalle future generazioni».
La scelta del Gruppo Camozzi è caduta sull’artista Alessandro Papetti (Milano, 1958) riconosciuto tra gli esponenti della contemporanea figurazione italiana. Accanto ai ritratti, ai paesaggi, alle vedute di città rappresentati con un tratto gestuale e sfatto, di materia in dissoluzione e dissolvimento, Papetti ha affrontato spesso il tema dell’archeologia industriale, dando ai grandi impianti raffigurati una monumentalità tragica, da animale estinto. Una forza nervosa che si avverte anche in «Genova. Il ponte sulla città», nell’infilata prospettica dei pilastri, nel dettaglio dei macchinari contemporanei. «Ho avvertito un senso di responsabilità per il valore simbolico del soggetto - così Papetti -. Se un ponte è metaforicamente punto di congiunzione e continuità, in questo caso si tratta soprattutto di una drammatica frattura, della ricucitura di una ferita che non vuole e non può essere dimenticata. E della possibilità di una rinascita. È un dipinto sulla memoria, che ho cercato di affrontare senza retorica, con silenziosa oggettività e rispetto».
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