Cultura

Così Pietro e la sua Fenice vincono le sfide con i colossi

Laura Fasani
Il «libraio onirico» di via Solferino festeggia i vent’anni di attività e svela i suoi segreti
Pietro Freggio nella sua libreria - © www.giornaledibrescia.it
Pietro Freggio nella sua libreria - © www.giornaledibrescia.it
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«Una pazzia nel nome della lettura» scriveva Stefano Bucci in un libro. Lui invece, sintetizzando, aveva proposto qualche tempo fa lo slogan direttamente sulle vetrine del suo negozio: «Più Platone, meno Prozac». Ironia, gli auguri a pioggia su Facebook e un po’ di (meritata) soddisfazione: così Pietro Freggio ha festeggiato venerdì il ventesimo compleanno di La Fenice, la sua libreria in via Solferino.

Nata indipendente, in vent’anni La Fenice è diventata punto di riferimento per i collezionisti di libri antichi, ma anche di tutti gli amanti della lettura in città che non disdegnano una chiacchiera sulle note, rigorosamente, di Radio Classica Bresciana. «La mia è da sempre una missione - dice Pietro -. Voglio appassionare le persone al libro cartaceo, al suo valore tattile, visivo, olfattivo. Il libro non è un’opera liquida: rimane».

E in effetti nei 50 metri quadri stracolmi de La Fenice le curiosità da ogni secolo non mancano: ci sono la prima edizione di Zang Tumb Tumb di Marinetti, il Taccuino del Vecchio di Ungaretti (con l’impronta della mano del poeta), una raccolta di sonetti per le nozze di due bresciani e perfino una copia del libro più piccolo al mondo, un Galileo del 1896 stampato da Salmin in caratteri a occhio di mosca. «Per questo si chiama La Fenice: è il luogo dove i libri dimenticati rinascono dal proprio oblio».

Provetto cacciatore di libri rari (ma si schermisce: «di necessità virtù: senza sarei saltato, come le 2200 librerie indipendenti negli ultimi 4 anni»), Pietro Freggio, che si definisce un libraio onirico, è riuscito finora a vincere la sfida con i colossi massacranti delle vendite online. Come? «L’unica cosa che so è di non sapere. Ma ho grande rispetto per i libri», risponde lui; trent’anni di esperienza, grande conoscenza e una cifra inconfondibile, replichiamo noi.

I lettori hanno imparato ad amare il «disordine armonico» de La Fenice: pile traballanti di libri, sgabelli fra i quali fare lo slalom e avventurarsi alla ricerca delle ultime novità o di volumi vintage e fuori catalogo. Che bilancio si può trarre dopo vent’anni? «Il mio primo obiettivo era finire di pagare le RiBa a fine mese». E adesso? «Finire di pagare le RiBa a fine mese. Scherzi a parte, oggi viviamo un’epoca di analfabetismo funzionale. Il libro è fondamentale, ma per tenerlo vivo bisogna sdoganare la cultura e renderla meno austera. Solo così può sopravvivere, e ne abbiamo un bisogno enorme. Perché in vino veritas, ma in libro libertas». E allora un brindisi a La Fenice.

 

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