Cultura

«Con le anguille svelo segreti grandi come quelli della vita»

Patrik Svensson ha studiato gli aspetti scientifici e storici di un mistero della natura
Patrik Svensson, divenuto esperto di anguille © www.giornaledibrescia.it - Ph Emil Malmborg
Patrik Svensson, divenuto esperto di anguille © www.giornaledibrescia.it - Ph Emil Malmborg
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«Da bambino andavo a pescare anguille con mio padre. La pesca ci accomunava ed era una parte importante del nostro rapporto. Fu lui che iniziò a raccontarmi i misteri dell’anguilla, il fatto che compie lunghe emigrazioni e diverse metamorfosi nella sua vita...». Lo scrittore e giornalista svedese Patrik Svensson racconta alcuni particolari di un’infanzia vissuta «Nel segno dell’anguilla» (Guanda, 288 pagine, 18 euro) e del tempo trascorso con il padre lungo i fiumi... «Quando sono cresciuto ho cominciato a studiare gli aspetti scientifici e storici dell’anguilla. Il grande mistero che la circonda si è intrecciato con la mia stessa vita; con le mie origini e con mio padre, che già mi aveva lasciato. Attraverso l’anguilla ho svelato segreti scientifici grandi come quelli della vita».

L’anguilla - che alla vigilia di Natale arricchisce le mense di molti cenoni in diverse regioni d’Italia - è uno degli animali più misteriosi in natura. E nel suo libro d’esordio - col quale ha vinto il maggior premio letterario svedese, l’August Prize - Patrik Svensson ne decifra il comportamento in apparenza incomprensibile. Lo abbiamo incontrato a Roma.

Svensson: quali sono le principali stranezze che rendono l’anguilla un mistero? Un grande mistero consiste nel perché compie tante metamorfosi nel corso della vita. A questa domanda gli scienziati non hanno mai trovato una risposta. Nasce nel Mar dei Sargassi, che si potrebbe definire «un mare nel mare» che si trova a nordest di Cuba e delle Bahamas e a est della costa nordamericana. L’acqua di questo mare è blu scuro e cristallino, e in alcuni punti è profonda ben 7000 metri. Qui, durante la primavera, si riproducono le anguille che hanno raggiunto la maturità sessuale. Qui depongono e fecondano le uova.

Attraverso quali metamorfosi passa, prima di essere anguilla a tutti gli effetti? All’inizio sono larve di pochi millimetri che, portate dalla Corrente del Golfo, percorrono centinaia di miglia dall’Atlantico fino alle coste europee. Qui subiscono la prima metamorfosi e diventano delle cieche, condizione che è il secondo stadio dell’anguilla, lunghe ancora solo sei o sette centimetri. In questo stadio per lo più risalgono corsi d’acqua dolce, adattandosi benissimo. E dopo qualche tempo avviene un’altra metamorfosi, che le definisce come anguilla gialla. In questo stadio il corpo diventa serpentiforme e muscoloso. Gli occhi sono piccoli, ma la bocca abbastanza larga. A questo punto vive dappertutto: fiumi e torrenti, acque profonde o no, con o senza vegetazione, in piccole pozze calde o paludose. Può anche muoversi sulla terraferma strisciando nel sottobosco.

Ma è veramente un pesce? È un pesce, ma trascende i confini delle specie ittiche normali per tre cose: compie tante metamorfosi, è in grado di sopravvivere fuori dall’acqua per diverse ora, somiglia ad un serpente (per cui molti si chiedono se non sia una biscia d’acqua). Sicuramente è un pesce, questo è certo; ma tutti gli altri misteri restano in ballo. Creatura solitaria, l’anguilla gialla caccia solo di notte. E vive buona parte della sua esistenza in una livrea bruno–giallastra, finché tra i 15 e i 30 anni sente il bisogno di riprodursi: inizia così il suo viaggio al contrario verso il mare e compie la sua ultima metamorfosi: diventa argentina e attraverso l’Atlantico torna al Mar dei Sargassi. Qui è di nuovo a casa e, deposte e fecondate le sue uova, può morire.

È un caso che per riprodursi abbia un comportamento simile a quello dei salmoni? C’è un’analogia, ma c’è anche una sostanziale differenza: l’anguilla nasce nel Mar dei Sargassi, poi si diffonde in tutte le parti d’Europa, e per riprodursi torna al mare d’origine, ma non cerca il luogo esatto da cui i genitori provenivano; non c’è legame tra le generazioni. Il salmone invece nasce in un fiume e poi compie il viaggio verso l’oceano, ma per riprodursi torna nello stesso fiume dove è stato generato; c’è un forte legame, così, con le generazioni precedenti. Dell’anguilla potremmo dire che è uno spirito libero.

C’è una località in Italia, Comacchio, dove l’anguilla è una sorta di prodotto tipico, ma da qualche tempo la pesca è ridotta. Anche il popolo delle anguille è in diminuzione? Purtroppo anche l’anguilla è a rischio di estinzione, in questo momento. È stato calcolato che negli ultimi quarant’anni l’anguilla s’è ridotta del 95%. Questa stima è stata fatta dagli scienziati calcolando quante anguille cieche riescono ad arrivare in Europa dal Mar dei Sargassi. Ora in molte parti del mondo la pesca delle anguille è vietata.

E lei va ancora a pesca di anguille? No, non ci vado, anche perché in Svezia è vietata a livello amatoriale, a meno che non si abbia un permesso speciale. Ma va bene così: meglio lasciarle dove sono.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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