Cinque libri consigliati per gennaio (inoltrato) dalla redazione del GdB
Ho inserito «leggere di più» nei miei propositi per il 2023, e come ogni proposito che si rispetti nelle prime tre settimane dell'anno l'ho già disatteso a ripetizione. Gli impegni, il lavoro, gli imprevisti, Netflix comodo cui cedere la sera per stanchezza, eccetera. È un attimo, come accampare scuse.
Fortunatamente per il mio orgoglio ferito mi è tornato in mente un bel post di Paolo Di Paolo che avevo letto a fine dicembre sul quel social decrepito ma ogni tanto ancora utile che è Facebook. Rifletteva, Di Paolo, sull'importanza di scrivere dei libri in un certo modo, cercando cioè di dire qualcosa di più su quello che abbiamo letto anche sui social, sia che ci sia piaciuto sia che ci abbia fatto schifo. E perché? Perché, straordinario ma vero, a qualcuno interessa. Mi è piaciuto molto un romanzo? Raccontiamolo, proviamo a dire perché, cosa in particolare ci ha colpito. Non ne valeva proprio la pena? Superiamo il nervosismo del recensore di TripAdvisor invocato da Di Paolo e argomentiamo: cosa non convinceva? Cosa, davvero, ti ha dato fastidio?
E così magari quel qualcuno che manco ci pensava a quel libro, e che le librerie e le edicole non le frequenta, ma poi si imbatte nel tuo post, ne resta intrigato e andrà a cercarlo. Così avremo dato tutti un piccolo contributo a diffondere la lettura, con un tocco personale e di senso in più, cosa che a chi scrive in questo bookclub sta parecchio a cuore.A proposito di impegni disattesi: questo numero dei libri consigliati per gennaio esce in ritardo, per colpa di chi scrive il prologo. E i libri sono solo cinque, perché anche tanti colleghi e colleghe hanno iniziato l'anno col botto (lavoro, imprevisti, impegni, stanchezza, Netflix, ecc). Ma a febbraio vedremo di arrivare entro il 14, come sempre.
Intanto Di Paolo mi ha ricordato una cosa: non importa forse quanto leggo, ma come lo leggo. Quindi inizio il 2023 con «Stalingrado» di Vasilij Grossman e un amore ritrovato per i russi. E voi?
«Questioni private - Vita incompiuta di Beppe Fenoglio»
di Piero Negri Scaglione
(ET Saggi, Einaudi, 2022, pp. 308, 12,50 euro)
Un anno fenogliano se n'è andato (nel 2022 si sono celebrati i 100 anni dalla nascita) e uno è appena arrivato (nel 2023, il 18 febbraio, cadono i 60 anni dalla morte), e le pubblicazioni celebrative non sono mancate. Per conoscere in dettaglio la vita del narratore che Alessandro Baricco ha dichiarato di preferire al più celebrato Italo Calvino, è uscita una nuova edizione della biografia scritta da Piero Negri Scaglione, conterraneo dello scrittore. Con un nuovo capitolo sul ritrovamento, nel 2013, delle armi di Milton, che erano state le armi di Fenoglio. Un buon inizio per rileggere le pagine del grande scrittore piemontese, autore di capolavori come «Una questione privata», «La paga del sabato», «La malora». Per non perdere tempo con libri inutili.
(Paola Carmignani, redazione Cultura e spettacoli)
«L’uomo che inseguiva i desideri»
di Phaedra Patrick
(traduzione di Claudia Marseguerra, Garzanti, 2016, pp. 279, euro 16,90, ebook 9,99 euro)
Quanto conosciamo le persone che amiamo? Cosa ci resta dopo che tutti i segreti sono stati svelati? E in che modo i ricordi altrui possono plasmare il futuro che intendiamo costruirci?
Arthur è vedovo. La donna che ha amato per tutta la vita è morta, lasciandolo solo con due figli divenuti ormai estranei, rinchiuso dentro ad una gabbia di abitudini e manie. Quando però si imbatte in un misterioso braccialetto appartenuto alla moglie defunta, decide di mettersi a caccia del significato nascosto nei ciondoli che impreziosiscono il curioso gioiello.
Per Arthur il viaggio esistenziale alla (ri)scoperta della moglie Miriam si trasforma in un’esperienza di catarsi e crescita. Pur alla soglia dei settant’anni.
Mentre una Miriam estranea emerge dalle nebbie del passato e scolora i ricordi condivisi, nuove tinte ammantano il presente di Arthur. E alla fine, quando tutti i segreti saranno svelati, non sarà il passato ad essere riscritto, quanto piuttosto un futuro che sembrava già tristemente tracciato. E che invece si rivela ancora tutto da inventare.
«L’uomo che inseguiva i desideri» di Phaedra Patrick è un delizioso sollievo a giornate stressanti. Accompagnare Arthur nelle sue peregrinazioni balzane è un balsamo defaticante per occhi stanchi. Dall’India a Parigi, fra scrittori eccentrici e buskers, in fuga dalle tigri o alla ricerca di tartarughe: et voilà, la sorpresa è servita.
Storia di Shuggie Bain
di Douglas Stuart
(Mondadori, 2020, pp. 520, 21 euro, ebook 7,99 euro)
Quella del piccolo Shuggie Bain è una storia drammatica e allo stesso tempo emozionante. È la storia violenta e commovente di un bimbo nella Glasgow degli anni Ottanta, quando Margharet Thatcher ordinò la dismissione delle miniere di carbone, mettendo in ginocchio il Paese. È anche la storia di un amore disperatamente profondo tra una madre vittima dell’alcolismo e un figlio omosessuale, bullizzato e che sogna di diventare «normale».
La storia di Shuggie Bain è dannatamente intima e coinvolgente. Basta poco, non serve arrivare alla pagina dei ringraziamenti, per capire che dopotutto Stuart racconti la sua storia. Nella versione del libro in lingua originale lo fa addirittura scrivendo nel gergo utilizzato dagli ex minatori scozzesi, che Carlo Prosperi riesce ad avvalorare anche nella traduzione in italiano. Non a caso questo romanzo riceverà il Broker Prize, quale miglior libro britannico del 2020.
Nel racconto di Stuart si sente il puzzo della birra mischiato con la polvere di carbone, si percepisce il tremore di una donna senza denti costretta a vendersi per comprarsi una vodka scadente e, infine, si prende atto di una società intrisa di ipocrisie e pregiudizi. Attenzione, la storia di Shuggie Bain non è quella di Billy Elliot: è una storia mai banale di feroce bellezza e realismo.
(Erminio Bissolotti, redazione Economia)
«Il libro della Stefi»
di Grazia Nidasio
(Rizzoli, 2019, pp. 208, 20,90 euro, ebook 10,99 euro)
«Lei vuole più bene a Craxi o Andreotti?». La bambina subissata di domande indiscrete da un'anziana sconosciuta sull'autobus si ribella ripagandola con la sua stessa moneta. L'interrogativo con l'aut aut politico è certo datato, ma Stefania Morandini, «la Stefi» del diario creato dalla meravigliosa disegnatrice Grazia Nidasio e pubblicato sul Corriere del piccoli dal 1976 al 1992, ha ancora molto da dire alle ragazzine di oggi. Per questo può valere la pena di consigliare alle piccole donne (ma non solo a loro) la lettura di «Il libro della Stefi» edito da Rizzoli nel 2019 (un anno dopo la scomparsa dell'autrice) con prefazione di Ferruccio De Bortoli. Perché la Stefi è la maestra delle risposte creative alle situazioni più o meno scomode della vita: se la compagna sempre à la page porta a scuola spuntini esotici e invidiabili, lei s'inventa la «Stramerenda Pirimpimpin» rinominando un semplice panino con la marmellata; se l'amica di penna le chiede di vedere la sua casa, lei disegna una mappa con una stanza dove si può dipingere sui muri e un'altra dotata di calcolatore che fa i compiti.
Attenzione: la Stefi non è bugiarda, anzi smaschera le ipocrisie degli adulti, sfida le piccole ingiustizie subite dai bambini, non si accontenta mai della versione ufficiale delle storie. Semplicemente reinterpreta la realtà per starci dentro meglio. Ma, questo sì, la Stefi è imperfetta, ovvero simile a ognuno di noi e quindi straordinariamente simpatica: riesce a strapparci una risata anche quando tutto sembra perduto. Come i gelati comprati in spiaggia per la sorella maggiore Valentina e le amiche: troppi gusti da ricordare, lungo il tragitto lei va in tilt e, arrivata al carretto, chiede un memorabile cono «cioccolone e limato».
«Diario»
di Etty Hillesum
(traduzione di Chiara Passanti, Tina Montone, Adelphi, 2012, pp. 922, 20 euro, ebook 11,99 euro)
La mia fotografia preferita di Etty Hillesum è quella in copertina all’edizione parziale del «Diario», con la sigaretta in mano e gli orecchini a cerchio. È una foto da poser, perché Etty non fumava ma le piaceva l’aria da intellettuale un po’ assorta e sprezzante, che me la fa guardare con affetto ogni volta.
Nel 2023 sono ottant’anni che è morta ad Auschwitz e rileggere alcune pagine del suo «Diario» (quello integrale) è il modo migliore che conosca per iniziare l’anno. Perché al di là della testimonianza delle prime deportazioni degli ebrei in Olanda e del suo passaggio nel campo di transito a Westerbork prima di essere spedita in Polonia, i quaderni di Etty aiutano a rimettersi a fuoco in tanti modi. Con una libertà di pensiero e un’onestà eccezionali in ogni epoca, scrive, indagando ogni cosa, della ricerca di un equilibrio interiore, della psicoterapia, della passione per il russo e dell’aspirazione a diventare scrittrice, degli uomini e delle donne che amava, di Dio, di amicizia, della bellezza intatta di due piccoli alberelli fuori dalla finestra.
È un percorso catartico, anche per chi lo legge oggi, inevitabilmente ammirato da quella ventottenne straordinaria.
(Laura Fasani, redazione Web)
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