Cinema

Le video-pillole familiari che raccontano Brescia e Bergamo del Novecento

Paolo Fossati
I film amatoriali, raccolti e montati da Cinescatti, provengono da archivi privati: più di mille le bobine consegnate dai cittadini, che saranno riprodotte alla rassegna Eden d’Estate
Un fotogramma di uno degli oltre mille filmini messi a disposizione dai cittadini
Un fotogramma di uno degli oltre mille filmini messi a disposizione dai cittadini
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Oltre la sinergia per Capitale della Cultura, il legame tra Brescia e Bergamo continua a riverberare nel segno del cinema, suggellato dal fascino delle vecchie pellicole. Da domani, fino al 2 agosto, prima dei film in programmazione nell’arena estiva «L’Eden d’Estate» (e allo stesso modo nel cartellone di «Esterno Notte», nella città orobica) verranno proiettate pillole video provenienti dal patrimonio di vecchie pellicole familiari recuperato dall’Archivio Cinescatti - Lab 80 film.

Si tratta di montaggi creativi realizzati nell’ambito dell’ambiziosa e tenace opera di raccolta e recupero di bobine appartenenti ad archivi privati, donate da cineamatori (o dai loro famigliari), che in cambio hanno ottenuto gratuitamente restauro e digitalizzazione dei filmati, come anche la registrazione di interviste per ricostruire la storia delle sequenze, poi archiviate ad uso culturale e sociale, trasformandosi in memoria collettiva condivisa.

I soggetti

Il patrimonio ha iniziato a disvelarsi già durante il primo evento «Racconto di due città», lo scorso dicembre al cinema Nuovo Eden - Fondazione Brescia Musei. Nella nuova galleria di ricordi è riconoscibile il Castello di Brescia negli anni Trenta, catturato insieme allo stupore di un bambino, protagonista di una gita primaverile, presumibilmente accompagnato dalla madre. Entrambi elegantissimi, protetti da eleganti cappotti e cappelli, osservano il Cidneo passeggiando lungo via Panoramica, lanciando i propri sguardi oltre i muri in pietra dai quali la donna indica il paesaggio cittadino. Svetta la cupola del Duomo Nuovo.

Specifica quanto simbolica, questa scena familiare salvata dall’oblio sembra affermarsi non soltanto come brandello di passato che resiste allo scorrere del tempo, eternizzando infanzia e giovinezza ormai fuggite, ma anche farsi icona emblematica di un passaggio generazionale, che si perfeziona attraverso l’insegnare a guardare.

Dagli archivi familiari

Le immagini provengono da una pellicola 8 millimetri girata nel 1935, appartenente al Fondo filmico Capponi, acquisita insieme alle tante affidate da privati cittadini. Straordinaria, infatti, la risposta all’appello: più di mille sono state le bobine consegnate da bresciani e bergamaschi, ovvero 186 ore di girato – pari ad oltre 35mila metri di pellicola – realizzate tra gli anni Venti e Ottanta del Novecento, che evidenziano in modo suggestivo i cambiamenti avvenuti nel tempo tra piazze, strade, monumenti e luoghi naturali.

A Bergamo

In parallelo alle proiezioni delle pillole video, a Bergamo prenderà vita «Racconto di due città. Epiloghi», un’esposizione a cielo aperto di manifesti progettati a partire da alcune immagini selezionate dai brevi film (che si possono attivare grazie a Qr Code). Realizzata con il contributo del Comune di Bergamo, in collaborazione con Fondazione Brescia Musei, la particolare mostra «dialoga» con i donatori delle immagini (oltre che con territori e tessuto sociale), grazie ai testi ad effetto associati ai fotogrammi, che riassumono le reazioni dei coinvolti dopo la prima visione dei montaggi. 

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