I film da vedere: i consigli di un critico cinematografico che è leggenda
L’ingente donazione bibliografica di Alberto Pesce, 100 anni appena compiuti, alla Biblioteca Queriniana – 4mila volumi dedicati al cinema donati alla biblioteca cittadina in concomitanza con il centenario del critico cinematografico del Giornale di Brescia – diventa pretesto e occasione per indugiare su alcuni di quei titoli che il giornalista e insegnante ha deciso di passare ai posteri, così come sulle pellicole che hanno fatto la storia.
«Ho donato questi volumi cercando di catalogandoli per tema, registi, attori, dizionari, oppure per ambiti», spiega Pesce. «È una buona parte della mia biblioteca: qualcosina ho tenuto, ma ai limiti della mia attività professionale e prima della mia dipartita ho preferito avere la soddisfazione di scegliere dove collocarli, ovvero in una sede così prestigiosa».
I film da trasmettere ai posteri
Il primo film che Alberto Pesce consegnerebbe ai posteri è senza dubbio «8½» di Federico Fellini(che vinse il Premio Oscar come film in lingua straniera). Ma anche «L’albero degli zoccoli» di Ermanno Olmi, qualsiasi cosa di Pier Paolo Pasolini e «La notte di San Lorenzo» dei fratelli Taviani. Anche «L’isola nuda» di Kaneto Shindō merita una menzione. «Vi dedicai perfino un libretto». E tra i registi da menzionare e studiare c’è anche Akira Kurosawa, altro giapponese.
I libri
Cinque libri da leggere per forza? «Non posso sceglierli. Non è giusto. Me ne sfuggirebbero troppi. Dipende anche da ciò che si vuole leggere: si vuole approfondire un singolo film? Un singolo regista? Un particolare attore o attrice? Dipende dalle esigenze dello studioso, dello studente, del laureando. Ho scritto parecchio e ho anche letto parecchio. Per il Giornale di Brescia e per alcune riviste, come Il Sipario, scrivevo anche di cine-libri che recensivo. Per quanto riguarda lo studio della cinematografia ce ne sono davvero parecchie, di storie del cinema. Quella di Georges Sadoul, con tante storie particolari, per esempio. Ma ce ne sono anche tante altre».
I libri da lui scritti
Il libro più caro ad Alberto Pesce, tra i venticinque che ha scritto, è «Dalla provincia con amore - confidenze di un critico», edito da La Quadra. «Uscì in una collana per cui scrissero firme come Mino Martinazzoli e Cesare Trebeschi. Tino Bino era l’editore. Quando gli dissi che avevo questo libro nel cassetto mi chiese di scrivere alcuni capitoletti sul mestiere e la passione, sulla mia vita di critico. Cominciai a scrivere nel 1948, da laureato disoccupato, e mi istruii cinematograficamente con quei pochi libri e riviste che allora esistevano, ovvero Bianco e Nero (la rivista di studi cinematografici del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) e Domus, milanese. Dagli anni Ottanta e Novanta c’è una marea, uno tsunami di titoli. Ci sono più libri che film».
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