Cooperazione, un «Cerchio» per emarginare la povertà
Un’immersione nel cuore di alcune esperienze di cooperazione sociale bresciana. È quanto fatto attraverso il mezzo cinematografico da Ugo Pasinelli e Carmelo Puglisi con «Nel Cerchio - Storie di lavoro cooperativo», mediometraggio che sarà presentato domani (e in replica mercoledì) al cinema Nuovo Eden di Brescia: l’appuntamento è alle 18, quando nella sala cittadina il documentario verrà introdotto da Laura Castelletti (sindaca di Brescia), Nunzia Vallini (direttrice del Giornale di Brescia), Valeria Negrini (presidente di ConfCooperative-Federsolidarietà Lombardia) e Michele Pasinetti (segretario ConfCooperative Brescia). Ingresso gratuito.
L’occasione è offerta dalla Giornata Internazionale per lo Sradicamento della Povertà del 17 ottobre, che mette sotto i riflettori un fenomeno in aumento: secondo le stime Istat 2023 l’incidenza della povertà assoluta è pari all’8,5% tra le famiglie italiane e al 9,8% tra gli individui, con una crescita di oltre il 20% rispetto a dieci anni fa. Ma diventa un momento di riflessione di più ampio respiro su professioni che assomigliano tanto a una missione, «sulle difficoltà da cui nascono opportunità» e sui cambi di paradigma a cui deve adattarsi il lavoro cooperativo per far fronte a fragilità che evolvono rapidamente.
L’impostazione attuata dal 34enne Pasinelli (che viene dal mondo cooperativo e ne conosce le dinamiche dall’interno) e dal 33enne Puglisi (attivo con diversi ruoli nella realizzazione di corti, videoclip e documentari indipendenti) prevede di raccontare il lavoro cooperativo come una sorta di flusso, sottolineandone (sin dal titolo) la circolarità.
Focus su 5 cooperative
«Nel Cerchio» mette infatti in scena la giornata - dall’alba a notte fonda - di lavoratori, ospiti dei servizi, volontari e operatori di cinque cooperative sociali attive in città: La Rete, Il Calabrone (con annessa Associazione degli Amici), ArticoloUno, Refolo e Cooperativa di Bessimo. Realtà che stanno sul mercato, producono beni e servizi e si confrontano al contempo con la necessità di vivere in modo diverso il lavoro, «senza per forza guardare alla performance». All’alba si sta nei campi per i progetti di agricoltura rigenerativa (l’Agromania, in riva al Mella); di sera e di notte si fa accoglienza per chi ha bisogno di un pasto o di un letto per dormire (l’Angolo, il dormitorio Chizzolini); in mezzo si propone cucina giusta nei prezzi e attenta a cosa si mette nel piatto (mensa Panta Rei, ristorante Bistrò Popolare).
Accanto a difficoltà e timori (che non mancano, ovviamente), emerge il desiderio dello stare insieme per provare non solo a immaginare, ma pure a costruire, qualcosa di diverso. Prendendo a prestito le parole di un’operatrice, il concetto suona così: «Mettere insieme risorse e cooperative vuol dire scambio, crescita, idee nuove: alla fine i risultati che otteniamo sono tali perché lavoriamo in comune».
Il «sentiment» dei registi risiede invece in questo inquadramento: «Abbiamo mostrato la circolarità del lavoro cooperativo, senza nasconderne le difficoltà: il lavoro nei campi che diventa terapia; il cibo e la cucina giusta che sono anche inclusione lavorativa oltre che attenzione ai prodotti; una casa temporanea che si trasforma in luogo di incontro e scambio, anche tra generazioni e differenze. Provando a raccontare un sistema di relazioni e un modo di vivere il lavoro che già esiste».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.