Cinema

Alberto Pesce dona i suoi quattromila libri sul cinema alla Queriniana

Sara Polotti
Lo storico critico cinematografico del Giornale di Brescia ha deciso di lasciare la sua collezione alla biblioteca di via Mazzini: «Voglio evitare che miei volumi si squaglino»
La collezione Pesce alla Queriniana
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Un pezzo di storia della città (e del Giornale di Brescia) festeggiato in uno dei cuori della città: la Biblioteca Queriniana. Il centesimo compleanno del critico cinematografico Alberto Pesce è caduto il 2 luglio 2024 e per l’occasione lo stesso Pesce ha deciso di donare alla biblioteca in via Mazzini la sua folta collezione di libri dedicati al mondo del cinema, sua vita e suo sogno, oltre che sua professione. Il primo lotto conta circa 670 volumi, ma la sua biblioteca cinematografica è ancora più ricca: si parla di 4mila libri, che verranno catalogati proprio in Queriniana.

A intervistarlo davanti al pubblico venerdì mattina nelle Sale Storiche ci ha pensato il collega Enrico Danesi, che ha svelato che è stato proprio Pesce a scegliere la stanza, «per non essere il più vecchio nei dintorni». Anche la donazione è arrivata alla Queriniana per motivi ben precisi. Pesce voleva evitare che migliaia di volumi «si squagliassero». Cercava una biblioteca istituzionale che fosse centro di ricerca per studiosi, insegnanti, formatori, laureandi… Già in passato, sulla soglia degli 80 anni, aveva pensato alla mediateca provinciale, e nel 2003 propose il dono del primo lotto. La proposta fu accettata e qualche anno dopo il lotto arrivò in via Fontane. A un certo punto decise anche di fare anche un lascito testamentario per il resto dei lotti, «vista l’età». Ma non è servito: nel dicembre del 2015 le porte della mediateca provinciale si sono chiuse, favorendo il primo contatto con la rete bibliotecaria urbana e l’approdo della collezione intera nella biblioteca simbolicamente più significativa di Brescia.

Gli esordi

Brescia in realtà non è la sua città d’origine (è nato a Pieve di Cadore e cresciuto a Legnago). Ma la moglie bresciana e la critica cinematografica svolta proprio a Brescia l’hanno legato al luogo con un filo strettissimo. Laureato e disoccupato, nel 1949 fece il primo tentativo di reportage dalla Mostra del Cinema di Venezia. «Due film francesi. Uno ha vinto, l’altro mi ha convinto», il titolo del pezzo che uscì. Per il Giornale di Brescia seguì la mostra per decenni, guardando i film in smoking quando ancora non c’erano le proiezioni per la critica e svegliandosi di buon mattino per affidare il pezzo al fattorino.

  • Alberto Pesce dona la sua collezione alla Queriniana
    Alberto Pesce dona la sua collezione alla Queriniana
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Le recensioni a Venezia

La svolta fu nel 1960: se prima inviava gli articoli a mensili e quindicinali specializzati in cinema, oltre che al quotidiano con calma il giorno dopo le proiezioni, il direttore Vincenzo Cecchini ad agosto lo chiamò per concordare i servizi dalla mostra e decise di pubblicare i pezzi subito, immediatamente, costringendo Pesce alla prima visione e alla scrittura veloce, di getto, a caldo. «Non c’era il computer e il rischio era fare prevalere i sottotoni emotivi, gonfiando troppo o inaridendo la lettura. Non c’era più il tempo di riflettere, chiacchierare, guardare il film una seconda volta. Privilegio che peraltro oggi hanno solo i critici dei grandi quotidiani di Roma e Milano, che vedono le pellicole una settimana prima. Ma lo dico subito: il giornale di provincia continua a resistere e la ‘mancanza di autorità’, insieme alla lontananza dai centri del potere, è un vantaggio. Dà spazio e respiro alla critica senza le pressione degli addetti stampa».

Non ci saranno quindi più le critiche a tutta pagina o i «mini-saggi» degli anni Novanta, sorride Pesce riferendosi alla diminuzione degli spazi dedicati alle recensioni, «ma c’è la possibilità di parlare come si deve dei film». Anche uno dei suoi libri è una dichiarazione d’affetto al territorio: «Dalla provincia con amore. Confidenze di un critico» (edito da La quadra), un volume ricco di pensieri che tocca anche il tema della censura, che non ha mai effettivamente subìto, e tra le cui pagine si trova qualche sassolino che Pesce si è tolto nel tempo.

Pesce ha anche parlato dei suoi gusti. I suoi autori preferiti? Oltre a Federico Fellini certamente i nordici, Carl Theodor Dreyer e Ingmar Bergman.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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