Cinema

Al Festival di Cinema Amatoriale l’omaggio ad Achille Rizzi

Enrico Danesi
Domani alle 21.30 il «focus» dedicato allo lo sfuggente cineasta bresciano presso la Cascina Parco Gallo, in via Corfù
  • Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi, cui il Festival di Cinema Amatoriale dedica un focus alla Cascina Parco Gallo
    Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi - Foto Enrico Danesi © www.giornaledibrescia.it
  • Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi, cui il Festival di Cinema Amatoriale dedica un focus alla Cascina Parco Gallo
    Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi - Foto Enrico Danesi © www.giornaledibrescia.it
  • Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi, cui il Festival di Cinema Amatoriale dedica un focus alla Cascina Parco Gallo
    Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi - Foto Enrico Danesi © www.giornaledibrescia.it
  • Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi, cui il Festival di Cinema Amatoriale dedica un focus alla Cascina Parco Gallo
    Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi - Foto Enrico Danesi © www.giornaledibrescia.it
  • Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi, cui il Festival di Cinema Amatoriale dedica un focus alla Cascina Parco Gallo
    Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi - Foto Enrico Danesi © www.giornaledibrescia.it
  • Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi, cui il Festival di Cinema Amatoriale dedica un focus alla Cascina Parco Gallo
    Alcune foto d'epoca del regista bresciano Achille Rizzi - Foto Enrico Danesi © www.giornaledibrescia.it
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C’è molta Brescia nel XXV Festival Intercomunale di Cinema Amatoriale, che stasera si concede una pre-apertura, per poi svolgersi ufficialmente da domani a domenica alla Cascina Parco Gallo (via Corfù, ingresso libero; info: zonacinema.org).

Se nella giornata conclusiva spicca il Premio alla Carriera ai due maggiori registi bresciani viventi, Franco Piavoli e Silvano Agosti (e al bresciano adottivo Bruno Gaburro), domani alle 21.30 ci sarà un focus su Achille Rizzi (Brescia, 1917-1999), cineasta prolifico e inafferrabile, che il nostro Alberto Pesce collocava tra i «filmaker di talento» nel suo arguto studio sulla Settima Arte in provincia, «Cinelandia Biesse» (Fondazione Civiltà Bresciana, 2007).

Simone Agnetti - direttore organizzativo del Festival e autore, insieme alla moglie Sara Dalena, del volume «Brescia Cinematografica» (Centro Culturale 999, 2021) - ha voluto l’approfondimento sul personaggio, della cui articolata produzione si erano smarrite le tracce.

Un appello pubblico, al quale ha contribuito il Giornale di Brescia, ha infatti permesso ad Agnetti di visionare per la prima volta parte dello sterminato materiale girato da Rizzi (190 tra corti e lungometraggi) e fare luce su passaggi biografici prima opachi, grazie soprattutto alla disponibilità della figlia di Rizzi, Marcella.

Il personaggio

«Sono rimasto colpito dalla vocazione precoce di Rizzi - ci ha spiegato Agnetti - favorita da fattori contingenti: la passione per la fotografia, trasmessagli dal padre; l’abitazione vicino al Cinema Sole di corso Palestro, gestito dalla famiglia Ferrari tra due guerre, che lui frequentava quotidianamente; la vittoria, a soli 10 anni, del concorso nazionale “Pathé Baby”, con cui ottenne in premio la sua prima cinepresa, una 9,5 millimetri».

Non meno affascinanti le tappe successive di un percorso che conduce il giovane Achille ad aprire nel 1946 il Cinema Minerva, nella zona di Borgo Trento. Mentre ne è proiezionista, Rizzi realizza documentari per l’Istituto Luce, che allora aveva sede a Venezia, meritandosi più volte la vetrina della Mostra; e più tardi ne girerà per la neonata Rai, coadiuvato da Alberto Sorlini e con Silvano Cinelli quale fotografo di scena. Quando il Luce si sposta a Roma, Rizzi approda nella capitale, ma il richiamo di Brescia è più forte, quando lo contatta l’editrice La Scuola per inaugurare una sezione di cinema didattico.

«È curioso - prosegue Agnetti - come Rizzi si riprovincializzi in fretta e felicemente... ma Brescia era il suo mondo ideale. Consapevole di essere un personaggio pubblico, è sempre stato molto riservato su biografia, orientamenti politici e religiosi. Tecnicamente, lo reputo ottimo sul piano della fotografia e buono nelle ricostruzioni; meno incisivo, invece, sul piano narrativo, in cui utilizzava la voce off e quasi mai i dialoghi recitati o le interviste, tanto che raramente si è avventurato al di fuori del documentario e, di conseguenza, si è precluso il grande pubblico».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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