Cultura

«Chi ama si tradisce». E buon San Valentino agli innamorati

L’attore Michele Riondino parla della nuova serie di Netflix Italia, «Fedeltà», diretta dal regista bresciano Stefano Cipani
Michele Riondino in un momento della serie Netflix diretta da Molaioli e Cipani - © www.giornaledibrescia.it
Michele Riondino in un momento della serie Netflix diretta da Molaioli e Cipani - © www.giornaledibrescia.it
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«Chi ama si tradisce», un sottotitolo a metà strada tra un’affermazione e una domanda; un dubbio che permane per l’intera durata della serie. Parliamo di «Fedeltà», la nuova sfida di Netflix Italia, che vede protagonisti Michele Riondino e Lucrezia Guidone, in uscita lunedì 14 febbraio (con bollino di vietato ai minori di 14 anni). Una scelta, quella di lanciare la limited serie nel giorno di San Valentino, non casuale, se si considera che il suo obiettivo è quello di sviscerare i temi del desiderio e del tradimento, le emozioni e le paure, l’amore e l’insicurezza, la gelosia e l’ossessione.

«È un tema che come lo tocchi sbagli, raccontando una storia come questa parli a te stesso e ad un pubblico che conosce bene l’argomento pur non affrontandolo mai apertamente», spiega Michele Riondino, che nella serie interpreta Carlo, professore part-time di scrittura creativa all’università, sposato con Margherita (Guidone). Apparentemente sono la coppia perfetta: innamorati e affiatati, hanno però desideri che superano i confini della loro camera da letto, lui attratto da una studentessa, lei che fantastica sul suo fisioterapista. La regia è affidata ad Andrea Molaioli e al salodiano Stefano Cipani, che sottolinea come ci sia una quinta protagonista, la città di Milano, che lui conosce bene.

Maria Paiato in una scena di «Fedeltà» - © www.giornaledibrescia.it
Maria Paiato in una scena di «Fedeltà» - © www.giornaledibrescia.it

«Venendo da quella terra di mezzo che è il Lago di Garda, ho sempre gravitato intorno a Milano, ci ho anche abitato - racconta -. Ero contento di poter girare in questo posto, che è contraddistinto da duplicità: spietata e malinconica, ma anche dolce, moderna e antica. Casa di Margherita è un luogo specifico o anche solo il luogo in cui lavora è una zona a cui sono molto affezionato, una zona estremamente trafficata, dove ci sono questi tram caratteristici che passano vicini a edifici nuovissimi e abbiamo cercato di restituire questa complessità della città».

Complessità

Una complessità, che è anche metafora dei rapporti di coppia. Quanti di noi, infatti, possono dire di non essersi mai trovati a provare quell’irrequietezza che ti spinge a cercare altro, quando apparentemente hai già tutto. Che ti porta a metterti in discussione e a chiederti se essere fedele a chi ti sta accanto sia più importante di tutto, anche della propria felicità. Rimanere fedeli all’altro a dispetto di tutto, è un po’ tradire se stessi? «Il sottopatto è quello di portare avanti un rapporto che inevitabilmente si baserà e troverà magari forza in piccoli segreti, che ognuno di noi continua ad avere. Perché, se è vero che la conditio sine qua non è quella di accettare un compromesso tra le parti, è altrettanto vero e poco credibile che singolarmente si rinunci alle pulsioni, ai desideri che si continueranno ad avere», afferma ancora l’attore. «La storia dei due protagonisti sta proprio nella capacità, o nell’incapacità di gestire questi segreti», spiega Riondino.

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