Cultura

Che cos'ha di così speciale il treno storico Arlecchino, domenica a Brescia

Il mitico ETR 250, prodotto nel 1960, domenica 30 aprile sarà in stazione (anche a Bergamo) per Capitale italiana della Cultura
  • L'Arlecchino ha fatto tappa a Brescia domenica 30 aprile
    L'Arlecchino ha fatto tappa a Brescia domenica 30 aprile
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I treni storici hanno il loro fascino, si sa. Ma ce n’è uno che, a quanto pare, piace davvero parecchio. Si tratta del rapido Arlecchino, più che un treno un mitico «elettrotreno», che domenica 30 aprile farà sfoggio di sé in stazione a Brescia. L’affascinante mezzo, infatti, sarà protagonista della giornata perché, in occasione di Capitale italiana della cultura 2023, collegherà le due città di Brescia e Bergamo.

Le corse (con partenza da Bergamo alle 9 e arrivo a Brescia alle 9.45, mentre il ritorno prevede la partenza dalla nostra città alle 18.15) effettuano solo servizio di prima classe con bar a bordo e sono andate sold out in poche ore, così come quelle intermedie del pomeriggio che prevedevano fermate a Palazzolo sull’Oglio. L’Arlecchino, però, sarà visibile agli appassionati durante le soste nelle stazioni: a Brescia, ad esempio, sarà fermo dalle 16.36 alle 18.15.

La storia dell’Arlecchino

E' ARRIVATO L'ARLECCHINO

L’elettrotreno ETR 250 venne prodotto nel 1960 (fu inaugurato a Roma il 23 luglio in occasione delle Olimpiadi) dalla società di costruzioni meccaniche Ernesto Breda, che si lasciò ispirare dal più noto Settebello ETR 300. Dal rapido che collegava Roma e Milano, infatti, l’Arlecchino prende in prestito la foggia da aeroplano, la struttura e la livrea, ma conta 4 carrozze e non 7. Questo ne fa un mezzo di trasporto più versatile e facile da mantenere. Il nome Arlecchino deriva dai colori pastello degli allestimenti, che completano un design curato e un’originale disposizione delle avvolgenti poltrone negli scompartimenti.

Il restauro

Dei quattro esemplari prodotti, tutti furono smantellati alla fine degli anni ’90 tranne l’ETR 252: «superstite» che nel 2013 la Fondazione Fs Italiane recuperò e trasferì al Deposito Rotabili Storici di Pistoia dove venne stazionato, in attesa di reperire i fondi.

Nel 2016 iniziarono i lavori di restauro in un’industria privata in Toscana con il ripristino meccanico del mezzo: smontati gli arredi, fu risanata la struttura portante. L’intervento è stato anche un ammodernamento: aria condizionata, nuovo impianto di illuminazione, un bar di bordo aggiornato ma coerente con lo stile dell’epoca. Tutto l’allestimento è stato restaurato nella più totale fedeltà al modello, riproducendo anche i colori vivaci.

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Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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