«Kafka sulla spiaggia», il libro che Cecilia Sala ha letto in carcere
«Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che arriva da lontano, indipendentemente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non fare entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l’altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo».
Chissà cosa avrà pensato Cecilia Sala, prigioniera da giorni nella cella di Evin, leggendo le parole scritte da Murakami nelle prime pagine di «Kafka sulla spiaggia». È il libro che le è stato consegnato dai suoi carcerieri il penultimo giorno di detenzione. Una versione inglese del romanzo con cui l’autore giapponese vinse nel 2006 il Premio Kafka e che solo due anni dopo venne pubblicato in Italia da Einaudi.
«Mi sono ritrovata a passare il tempo a contare le ore, a contarmi le dita, a leggere gli ingredienti del pane che erano l’unica cosa scritta in inglese – ha raccontato la giornalista dopo la liberazione –. La cosa che più volevo era un libro, la storia di un altro, una che non fosse la mia in cui immergermi. Ho chiesto il Corano in inglese perché pensavo potessero averlo, ma non mi è stato dato per molti giorni».
Alla fine è arrivato, quasi inaspettatamente, il romanzo di Murakami Haruki e la telefonata al compagno Daniele Raineri, a cui Cecilia Sala ha chiesto di comprare lo stesso libro «per essere almeno con la testa nello stesso posto».
La trama
Lo stesso posto sono le pagine del romanzo che, all’inizio degli anni Duemila, consacrava Murakami Haruki fra i grandi della letteratura contemporanea. Se la prima pubblicazione è del 2002, compie invece esattamente vent’anni la prima traduzione in lingua inglese, col titolo «Kafka on the Shore». Complessa la trama, vede intrecciarsi due storie parallele che si alternano con l’avvicendarsi dei capitoli.
I capitoli dispari ruotano alla figura del 15enne Tamura Kafka, perseguitato da un’inquietante profezia e fuggito da casa dopo aver rubato i soldi del padre. Si rifugerà fra i libri, in una piccola biblioteca di Takamatsu. I capitoli pari raccontano invece la storia del vecchio Nakata, che capisce la lingua dei gatti ed è in fuga lui stesso da un delitto sconvolgente. «Kafka sulla spiaggia» – è una canzone a dare il titolo al romanzo – catapulta il lettore in una vicenda labirintica e fuori dalle logiche convenzionali, come sono spesso le pagine di Murakami.
Leggendo si ha la sensazione di entrare a occhi aperti nella visione di un altro, a tratti fumosa e incomprensibile. Un libro denso e rarefatto insieme. Forse non la lettura che Cecilia Sala si aspettava, ma – come scrive Murakami nelle ultime righe del romanzo – «finalmente ti addormenti. E quando ti svegli, fai parte di un mondo nuovo». A casa.
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