C'è chi dice no: Hollywood gli offre un film, lui lo rifiuta
Marco Santi prima seduce e poi abbandona Hollywood, per salvaguardare l’autenticità della sua idea di cinema. E torna a scegliere Brescia come cornice per ambientare un nuovo cortometraggio, che sognava di realizzare da tempo.
Il giovane regista bresciano - premiato l’inverno scorso dal «48 Film Project» di Los Angeles per il suo corto «Clara» - ha deciso, infatti, di rinunciare all’ingaggio offerto dal festival americano, che prevedeva di far dirigere al primo classificato un film con un budget di 100mila dollari.
«Non mi riconoscevo nel progetto del lungometraggio che mi hanno proposto di firmare: la sceneggiatura non era convincente e si trattava di un horror per il mercato mainstream, quindi un film con una connotazione di genere molto precisa, senza margini di sperimentazione» spiega il 26enne, che ha preferito, quindi, tornare dietro alla macchina da presa per girare «L’attrazione gravitazionale del Professor D.», scritto con Costanza Danelon e realizzato in collaborazione con la casa di produzione 5e6.
La nostra città si è ritrovata, dunque, nei giorni scorsi al centro dell’orbita di quel cinema indipendente italiano capace di farsi notare a livello internazionale: a dimostrarlo sono sia la presenza nel cast di una coppia di attori di rilievo come Fabrizio Ferracane e Laura Adriani sia il nome dell’aiuto regista, Fabrizio Provinciali, già accanto a Paolo Sorrentino per «La grande bellezza».
Tra le location allestite c’è la facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Brescia, dove Ferracane (noto per «Anime nere» di Francesco Munzi), grazie al lavoro incessante di una troupe di circa venti persone, ha interpretato il Professor D. tra aule e corridoi, in parallelo allo scorrere tranquillo della vita quotidiana degli studenti, compresi alcuni festeggiamenti per le lauree.
«È un personaggio complesso, che mi ricorda il racconto "Il cappotto" di Gogol - confida l’attore -. Non ho avuto dubbi nel dare fiducia a Marco, la storia è molto originale e, inoltre, ho immediatamente visto in lui passione e serietà - prosegue Ferracane -. Questo ruolo, con le sue ossessioni e la sua solitudine, rappresenta una sfida interpretativa».
L’opera di Santi, che già in passato è stato in grado di evocare atmosfere ispirate al cinema di Christopher Nolan, promette snodi narrativi sorprendenti e grande cura nella direzione della fotografia e dei suoni, affidate rispettivamente a Gianluca Ceresoli e Silvio Bonomi.
Ne è convinta anche Laura Adriani (22enne con alle spalle tante esperienze sul set, sia al cinema sia in tv, come «Solo per Amore» e «Squadra mobile», nei quali sarà presente anche nelle nuove serie, di imminente messa in onda). «Trovo interessante confrontarmi con trame che ruotano intorno alle relazioni sentimentali tra una ventenne ed un quarantenne, l’ho fatto, seppur con toni molto diversi da quelli de "L’attrazione gravitazionale", anche accanto ad Alessandro Gassmann in "Tutta colpa di Freud", di Paolo Genovese», spiega Laura in una pausa tra un ciak e l’altro sul set di una scena in interni girata da Santi in un appartamento con vista sui Ronchi. L’attrice è entusiasta dell’esperienza bresciana, mentre attende l’uscita nelle sale, il 7 dicembre, del film «Non c’è più religione» di Luca Miniero, nel quale, oltre ad essere tornata a recitare insieme a Gassmann, ha affiancato Claudio Bisio e Angela Finocchiaro.
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