Carlo Cottarelli: «Il Paese riparta da scuola e famiglia»
Solo sette i peccati capitali dell’Italia? Forse è troppo buono il professor Cottarelli, la risposta la lasciamo al lettore. A noi resta il piacere dell’incontro con un vero servitore dello Stato, uno di quegli italiani cui - quando era commissario alla spending review - non è stato consentito lavorare e l’Italia non si è redenta. Anche perché spending fa rima con voting.
Accolto in Vanvitelliano dal sindaco Emilio Del Bono, Carlo Cottarelli era ospite ieri dell’anteprima di Librixia per presentare il suo ultimo lavoro «I sette peccati capitali dell’economia italiana», saggio edito da Feltrinelli sui mali (incurabili?) di un Paese che alla modernità delle imprese e di moltissimi suoi cittadini oppone una burocrazia borbonica, una corruzione inestirpabile, un’evasione invincibile: mali riassumibili in quella che Cottarelli, introdotto dal moderatore Carlo Piccinato, segretario generale Confartigianato Brescia, ha definito la mancanza di capitale sociale generata da mancanza di senso civico.
Da dove ripartire per il recupero? «Dalla famiglia e dalla scuola, da genitori e nonni che devono insegnare a figli e nipoti che le tasse vanno pagate, che la legalità è un dovere» ha risposto. Come? «Senza stancarci di continuare a crederci», risposta obamiana tipo «We can» dentro cui l’Italia si gioca il futuro, attaccata alle Alpi o scivolata verso il Mediterraneo.
Il libro è un manuale dei mali che il Paese dovrebbe curare mettendo i conti pubblici in ordine ed avendo come priorità quella di aumentare, in tempi ragionevoli, attorno al 4% l’avanzo primario, condizione indispensabile se guardiamo a nazioni avanzate che hanno ridotto il debito non solamente crescendo di più, ma anche abbattendo il debito stesso.
Meno debito con meno evasione: in Italia su 4 euro uno sfugge al Fisco e questo delta deve ridursi «senza condoni - ha ricordato Cottarelli - e senza promettere che sarà l’ultima volta», condoni che sono un via libera psicologico ai nuovi evasori. «Smart».
Quando siamo arrivati in Loggia abbiamo cercato di avvicinare il professor Cottarelli, ma - avendo egli scordato alcune oggetti personali a casa - era al... supermercato. Ve lo ricordate un rappresentante della prima (ma anche della seconda) Repubblica al supermercato? Salendo le scale del Vanvitelliano con in mano la borsa biodegradabile, l’ospite ha mostrato come si possa esser smart sia nella vita privata che in quella professionale da cui l’ex direttore del Fondo monetario internazionale era stato strappato, con la nomina con il governo Letta a commissario straordinario per la revisione della spesa.
Un lavoro che solo in piccola parte è riuscito a fare dopo aver elaborato migliaia di consigli: di questi, pochissimi - ad esempio la riduzione dei centri di spesa pubblici con epicentro Consip - sono stati seguiti, tutti gli altri accantonati. Dopo un anno è tornato all’Fmi.
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