Calibro 35 a Brescia: «Abbiamo una gran voglia di suonare nei club»
Ritorno alle origini e... ripartenza. Non per caso si intitola «Dove eravamo rimasti?» il tour dei Calibro 35, che riavviano il motore in modalità antologica nei club, mettendo così nel mirino anche la Latteria Molloy di Brescia: vi approderanno dopodomani, venerdì 21, alle 22 (in via Marziale Ducos 2/b; biglietti da 23 euro in prevendita su Dice.fm; info sulla pagina Facebook della Molloy).
Dopo il doppio «scacco» discografico al Maestro Morricone - sontuosamente riletto in chiave funky-jazz ed electro-rock, anche nei teatri e all’aperto - la band di stanza a Milano fa registrare un cambio al basso, con Roberto Dragonetti che prende il posto di Luca Cavina; per il resto, la line-up conferma Massimo Martellotta (chitarra e synth), Enrico Gabrielli (tastiera, piano e fiati), Fabio Rondanini (batteria) e Tommaso Colliva in qualità di produttore e membro aggiunto. Al centro, torna la produzione originale della casa, che sta per arricchirsi ulteriormente con un nuovo album (l’undicesimo in studio), anticipato dal singolo «Extraordinaire», che sarà in scaletta nel live bresciano, come ci ha lasciato intendere Martellotta.
Massimo: archiviato Ennio Morricone, si torna all’antico?
Era un po’ che non facevamo concerti come Calibro 35 e abbiamo una gran voglia di suonare nei club, il tipo di posto in cui ci sentiamo a nostro agio. Ma non mettiamo certo in soffitta Morricone, che resta fondamentale nel nostro percorso.
Gli altri autori irrinunciabili, quali sono?
Da sempre, Piero Umiliani (compositore fiorentino, autore di oltre 150 colonne sonore, ndr) è una nostra passione feroce. Tra i contemporanei, Alexandre Desplat (musicista francese, premio Oscar con le colonne sonore di «Grand Budapest Hotel» e «La forma dell’acqua», ndr).
È la materia cinematografica, quella che alimenta l’immaginario dei Calibro 35... Al cinema, ci andate insieme?
No, ma siamo sempre in contatto, oltre a passare molto tempo insieme in furgone quando andiamo in giro a suonare. Per cui ci confrontiamo tanto su musica e film, anche in maniera accesa.
Avete gli stessi gusti?
Nemmeno, ma ci sono film che mettono tutti d’accordo. Ultimamente è capitato con un documentario su Andy Kaufman (celebre comico statunitense, raccontato in film e canzoni, ndr), che infatti è stato anche fonte di ispirazione per il nuovo disco.
Avete scritto la colonna sonora di «Blanca», serie tv della Rai; i vostri brani compaiono in serie e film internazionali: non pensate a una colonna sonora all’estero, dove vi hanno apprezzati ancor prima che in Italia?
Il lavoro per «Blanca» ci ha consentito di allargare il nostro pubblico. Circa l’estero - dove tutto ciò che è arte italiana trova le porte aperte - credo che sia nel nostro dna, e prima o poi accadrà, anche perché facendo musica strumentale viene meno la barriera della lingua. Ma restiamo con i piedi per terra, e pensiamo a migliorarci, a crescere ancora.
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