Cultura

Caiazzo, 1943: storia della strage nazista

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La sera del 13 ottobre 1943 sulle colline di Caiazzo, presso Caserta, i soldati tedeschi trucidarono ventidue civili italiani. A raccontare questo tragico fatto in un libro uscito recentemente a cura della Mursia è il pubblico ministero Paolo Albano (aiutato dal giornalista Antimo Della Valle), che chiese la condanna per i responsabili dell’eccidio. La terribile strage avvenne mentre era in corso una grande battaglia sul Volturno fra le truppe tedesche e quelle alleate. In un casolare del paese di Caiazzo, in mano a reparti germanici, si erano rifugiati quattro nuclei familiari, ventidue persone, tutti contadini del luogo, undici adulti e undici fra ragazzi e bambini.

Fatalità volle che il comandante tedesco della zona dovette assentarsi ed affidare il comando al giovane sottotenente Wolfgang Emden, uomo crudele e fanatico nazista, al quale non parve vero di ordinare la strage che avvenne in due tempi. Accusati senza prove di collusione con gli Alleati, gli italiani vennero prelevati ed uccisi: prima sette (quattro uomini, due donne ed un ragazzo), poi gli altri (sei donne e nove bambini). Quando gli americani giunsero in paese scoprirono la strage. Fu aperta un’inchiesta, che però finì in un nulla di fatto, anche se il famigerato Emden fu successivamente catturato ma inspiegabilmente lasciato in libertà.

Finita la guerra l’inchiesta passò di competenza alle autorità italiane, ma solo nel 1988 la Procura di Santa Maria Capua Vetere aprì un procedimento penale. Iniziò un processo che si concluse nel 1994 con la condanna all’ergastolo dei due responsabili della strage (assenti dall’aula). Uno di loro era proprio il famigerato Wolfgang Emden, che era stato in precedenza arrestato in Germania ma poi liberato per prescrizione.

In ogni caso, questa severa sentenza restituì la giusta dignità ai ventidue martiri italiani, uccisi dalla ferocia nazista. Questo libro (nella foto Ansa, Paolo Albano) ha l’innegabile pregio di rivelarci uno fra i più crudeli fatti della Seconda guerra mondiale rimasto per anni insabbiato.

Franco Panzerini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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