Cultura

Brunella Mazzola: «La mia rinascita come Bruangel»

Pubblicato il video di «Mud», che anticipa l’ep «Rebirth» in uscita a maggio
Il video «Mud» di Bruangel
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«L’acqua intrappolata trova sempre un varco». Un’immagine simbolica, concepita e poi cantata da Bruangel sull’avvolgente melodia di «Mud»: più che una canzone, un vero inno alla rinascita. Si tratta, infatti, delle prime note del «Rebirth Project», ricerca che segna l’affacciarsi ad una nuova fase artistica di Brunella Angela Mazzola - musicista e cantante bresciana dalla voce cristallina, affermata da oltre 25 anni sulla scena live (anche newyorkese), una laurea in Jazz al Conservatorio Marenzio, presidente di Cantostudio e vocal coach del Joyful Gospel Choir - che oggi è pronta ad esprimere tutta se stessa nei 6 brani originali scritti per comporre l’ep «Rebirth», in uscita a maggio «Mud» ne anticipa lo spirito.

Il pezzo si può già ascoltare sul canale YouTube dell’artista (e sul sito www.bruangel.com), supportato dalle immagini di un videoclip d’autore, firmato da Luca Coassin, direttore della fotografia di fama internazionale (premiato di recente al Cairo per la regia del clip di «Nassay» della superstar egiziana Sherine, che conta oltre 30 milioni di visualizzazioni).

Coassin ha girato il video per Bruangel in collaborazione con la casa di produzione 5e6, sfruttando tante location dal forte impatto visivo selezionate tra città e provincia (dal tunnel pedonale della Stazione di Brescia al ponte vegetale di Giuliano Mauri a Padernello fino allo snowpark di Vezza d’Oglio, con un finale dall’ampio respiro sulle dune di Torre dei Corsari, in Sardegna).

«Canto una rinascita femminile - spiega Brunella Mazzola - l’inizio di una seconda bellissima vita, che prende forma a partire da una cinquantina di poesie e appunti per canzoni che custodivo nel cassetto da tempo». Un rinnovarsi anche grazie a forze radicate nel passato (come il ricordo del padre delineato da «Inheritance»), che si esprime negli ammalianti fotogrammi del video di «Mud», quando Bruangel gioca a sovvertire la legge di gravità e poi a rincorrere la bambina che fu (interpretata da Matilde Capelli) fino a riabbracciarla.

Tante le collaborazioni in «Rebirth», molte femminili, tra le quali spiccano le registrazioni con l’ingegnere del suono Marti Jane Robertson, americana di stanza a Cagliari (con in curriculum lavori con Marcus Miller, Art Garfunkel, Steely Dan), e gli archi suonati dal Santa Giulia Strings Quartet. Bruangel promette, dunque, un disco che accanto all’intensità dell’autobiografia esprimerà il valore degli incontri. Perché anche quelli fugaci possono rivelarsi indimenticabili, a volte basta una frase, come quella detta a Brunella anni fa da uno sconosciuto (rivelatosi poi un truccatore del Teatro alla Scala) in treno: «Il canto ha qualcosa in più delle altre forme d’espressione artistica: può raggiungerti dappertutto, anche passare attraverso i muri».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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