«Brescia riparte. 1945-1963», la mostra al Vanvitelliano
Questo tempo di rinascita post Covid (almeno così vogliamo vederlo, con ottimismo) viene molto spesso paragonato alla ricostruzione post bellica, la speranza, dopo gli anni più bui della storia recente, è di esserci finalmente incamminati verso un nuovo boom, o quantomeno verso un tempo di serenità. È certo ancora presto per poter dire che sarà così, nel frattempo si può ripassare l’Italia del miracolo economico. Puntando la nostra attenzione sulla Brescia in bianco e nero.
Perché dopo «Brescia sotto le bombe», «Giovani sotto il fascismo» è tempo di un nuovo progetto dedicato, appunto, alla nostra storia, realizzato ancora una volta dal professor Roberto Chiarini e dalla professoressa Elena Pala in collaborazione con il Giornale di Brescia, e con tutti i suoi lettori. Con l’installazione delle prime immagini storiche al salone Vanvitelliamo è ufficialmente iniziato il percorso di «Brescia riparte. 1945-1963». E proprio a palazzo Loggia si è svolta la presentazione dell’iniziativa a cura del Centro studi Rsi di Salò con il contributo e il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comune di Brescia, Comune di Salò, Fondazione Ubi Banco di Brescia, Centrale del latte di Brescia. Molte delle immagini già ora esposte arrivano dall’archivio del Gruppo fotografico bagnolese. Hanno collaborato anche l’Archivio storico diocesano, il Museo nazionale della fotografia e l’Associazione culturale Bruno Boni. Riflessione. Perché proprio Boni fu il sindaco di Brescia che prese per mano e fece crescere una città che era stata, come tutta l’Italia, duramente flagellata dalla Seconda guerra mondiale.
«Lo spunto per questo nuovo lavoro - ha spiegato il professor Chiarini - nasce dal parallelismo guerra/ricostruzione degli anni Cinquanta e questo nostro tempo. Allora l’Italia non solo riuscì a riguadagnare nel giro di soli tre anni il livello di reddito dell’anteguerra, seppe anche sostenere un’espansione economica tanto poderosa da far cambiare il volto del Belpaese. Una generazione che non aveva assolutamente nulla si rimboccò le maniche e fece il miracolo economico. Anche oggi l’Italia ha ripreso a correre, molti interrogativi gravano però sul futuro».
Secondo Chiarini oggi manca la fiducia nel futuro, quella fiducia che invece negli anni Cinquanta e Sessanta era un carburante inesauribile per far ripartire (e crescere) il nostro Paese. Il sindaco Emilio Del Bono ha ricordato come Brescia, grazie ad amministratori lungimiranti guidati da Boni, «seppe crescere con umanità, le periferie non diventarono luoghi degradati, ma anzi, i quartieri furono realizzati come piccoli paesi dove si trovavano tutti i servizi». In quegli anni, ha proseguito Del Bono, «nacque il ceto medio, tutti poterono acquistare una casa, Brescia ripartiva senza perdere i suoi connotati, senza perdere la propria identità». Il valore di quella classe dirigente è stato sottolineato anche da Guido Galperti, vice presidente della Provincia. Il nostro vicedirettore Gabriele Colleoni ha invece sottolineato come, grazie a queste iniziative, la storia esce dai libri e incontra le persone, entra nelle nostre vite per farci riflettere sul presente. Per ricordarci da dove veniamo e per proiettarci nel futuro. La mostra resta in Loggia fino al 4 novembre.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato