Brescia-Londra: un ponte tra danza, video e fotografia
Un ponte tra Brescia e Londra. Un ponte tra danza, video e fotografia. Lo studio Moonwalk di via Soldini 39, che accoglie il fotografo Erminando Aliaj, il videomaker Giulio Tonincelli e la danzatrice Camilla Pasetto, è un piccolo incubatore d’arte che negli ultimi tempi ha ospitato due giovani personalità del mondo della danza inglese.
Travis S C-Knight e James Pett erano già stati nella nostra città (entrambi facevano parte della compagnia Wayne McGregor, vista sul palco del Teatro Grande), ma stavolta l’hanno fatto in maniera indipendente, per sviluppare il loro prossimo lavoro e per mischiare la loro arte con quella dei loro ospiti (che abbiamo intervistato).
Erminando: ci parla di questo progetto? Abbiamo conosciuto Travis e James lo scorso anno, quando sono venuti in studio da noi per creare un loro pezzo con quattro danzatori durante una residenza di tre settimane. Questa residenza è sfociata in una prima a Londra. Travis, però, lo conoscevamo già da prima: nel marzo precedente eseguì una performance nel nostro studio quando ancora era in costruzione, dando un’energia positiva a questo luogo e contaminandolo con la danza. Lì abbiamo girato un breve video di quell’esperienza. Ci siamo innamorati a vicenda: la volontà è quindi quella di lavorare insieme e sviluppare vari progetti. Noi ci occupiamo di foto, video e danza, è uno spazio di commistione e l’attività principale è lo studio fotografico. Con i miei soci Giulio Tonincelli e Camilla Pasetto, coreografa, abbiamo deciso, poi, di unire le energie portando avanti progetti.
Com’è andata la residenza dei due artisti, stavolta? Sono stati qui da ottobre fino a pochi giorni fa. Avevamo intenzione di organizzare anche uno sharing per il pubblico, ma la situazione ci ha portato ad annullarlo. Stiamo comunque creando contenuti con le foto e con i video che abbiamo eseguito e decideremo cosa farne.
Camilla: di cosa si sono occupati nello specifico Travis e James? Hanno utilizzato il tempo per due creazioni: la prima l’ho coreografata io su di loro, coinvolgendoli come interpreti. Si intitola «Jupiter» e dura 15 minuti. È un lavoro sull’identità personale e di come questa si trasformi nelle relazioni con gli altri, in particolare in quelle intime, con diversi passaggi sulle difficoltà e i conflitti, dinamiche non positive che si creano in un rapporto, che ha sempre valore trasformativo e che crea qualcosa di nuovo. La creazione più importante a cui hanno lavorato è peraltro «Imago», coreografata da loro, un lavoro a serata intera che potrà essere presentato nei teatri.
Come sarà quindi «Imago» e dove si potrà vederlo? Il pezzo vuole indagare la natura umana e le relazioni, ma in questo caso dal punto di vista della disfunzionalità, basandosi sull’idea che tutti i rapporti passano attraverso stati di intossicazione. Abbiamo parlato molto dell’aspetto esteriore e interiore delle persone e delle relazioni e loro l’hanno tradotto anche attraverso il linguaggio dei fiori, con una ricerca sul significato anticamente attribuito per comunicare contenuti segreti. Ogni fiore ha un significato. Abbiamo collaborato quindi anche con la Fiorellaia, fiorista di Brescia. I significati segreti dei fiori utilizzati in scena sono una corrente sotterranea di una relazione (che non è solo sentimentale, ma anche con gli altri o con l’ambiente), ma alcune volte non li ascoltiamo, perché non ascoltiamo gli aspetti più profondi. Loro vorrebbero poi portare «Imago» nei vari teatri, e soprattutto a Brescia: debuttare qui sarebbe fantastico e anche loro piacerebbe moltissimo. Magari proprio al Grande, sul cui palco hanno già danzato.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato