Cultura

Brescia, il Santa Giulia e i Longobardi: il racconto su Rai Storia

A «Cronache di terra e di mare» si parlerà degli «uomini dalle lunghe barbe» partendo proprio da Brixia romana: appuntamento per lunedì 11 novembre alle 22.40 con Cristoforo Gorno
La basilica di San Salvatore in Santa Giulia - Foto © www.giornaledibrescia.it
La basilica di San Salvatore in Santa Giulia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Altro che «crudi signori», come li chiamava Manzoni nell’Adelchi: tutta colpa del pregiudizio ottocentesco nei confronti dei Longobardi, gli uomini «dalle lunghe barbe», giunti in Italia dopo un lungo cammino dal sud della Scandinavia e attraverso l’Europa, fino ad arrivare in Italia, passando dal Friuli con Re Alboino, quando l'Impero Romano d’Occidente è già caduto.

E tutt’altro che barbari, anche se Paolo Diacono, il loro storico ufficiale, descrive così il loro arrivo: «Segni terribili furono visti spesso in Italia di notte, spade fiammeggianti apparvero in cielo, scintillanti di quel sangue che stava per essere versato».

I Longobardi sulla Rai

Un popolo raccontato dall’autore e conduttore bresciano Cristoforo Gorno e da «Cronache di terra e di mare», in onda lunedì 11 novembre alle 22.40 su Rai Storia. Un racconto che parte da Brescia, la Brixia romana, una città che ben rappresenta la capacità longobarda di raccogliere l’eredità classica e trasformarla, contribuendo alla formazione della nuova Italia.

Perché, nonostante il «buco nero» delle invasioni barbariche, la cultura di Roma sopravvive e finisce così che i conquistati vincano, almeno culturalmente, i conquistatori.

La basilica di San Salvatore a Brescia, ad esempio, è la sintesi perfetta dell’ibridazione culturale dei Longobardi, che in altri ducati hanno dato vita ad altrettanti patrimoni artistici, come il Tempietto di Clitunno, nel ducato di Spoleto, un riferimento alla classicità perduta, riportata in vita come un modello a cui ispirarsi.

La loro non è solo una contaminazione culturale, ma anche della vita sociale. Sul Gargano, fanno proprio il culto locale di San Michele Arcangelo, che diventa loro patrono. Come Odino, anche lui è un combattente. La regina Teodolinda, figlia di un re franco e moglie di due re longobardi, traghetta il suo popolo verso il cattolicesimo, ed è lei a scegliere Monza come capitale longobarda. E c’è Re Rotari, che codifica la prima raccolta scritta delle leggi tradizionali longobarde. È scritta in latino, ma la sostanza resta germanica.

Un viaggio da Brescia

Il viaggio di Cristoforo Gorno si chiude dove comincia: a Brescia, nel complesso museale di Santa Giulia, con la sua domus, il chiostro e il monastero benedettino di Santa Giulia. È qui che muore Ermengarda, figlia di Desiderio, ultimo Re longobardo, dopo il ripudio di Carlo Magno.

«Sparse le trecce morbide sull’affannoso petto»: così Alessandro Manzoni descrive nell’«Adelchi» i suoi ultimi momenti, che sono anche gli ultimi momenti dell’era longobarda.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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