Cultura

Blanco, genitori che hanno sempre ragione e cuore a Calvagese

«Ho capito che la canzone era da Sanremo quando l'ho fatta ascoltare a mio padre, in auto. È stato speciale vederlo piangere»
Blanco scende dal palco per abbracciare i genitori, seduti in platea - Foto Ansa/fermo immagine Rai1 © www.giornaledibrescia.it
Blanco scende dal palco per abbracciare i genitori, seduti in platea - Foto Ansa/fermo immagine Rai1 © www.giornaledibrescia.it
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«Rappresenteremo l'Italia all'Eurovision Song Contest di Torino». Parola di Blanco e Mahmood, appena arrivati in sala stampa (mancano 10 minuti alle 3, è già domenica mattina), dopo la vittoria del settantaduesimo Festival di Sanremo con il brano «Brividi». Se i programmi restano questi, è assai probabile che Blanco dovrà modificare le date del suo tour, in particolare le due in programma a Brescia - destino beffardo - che erano previste per il 13 e 14 maggio al Gran Teatro Morato e per le quali i biglietti erano andati sold out in pochissimi minuti. Si vedrà.

Intanto, «Pota» è stata la sua prima esclamazione guardando la platea dei giornalisti. Poco dopo la proclamazione, aveva dedicato la vittoria al proprio paese: «Per Calvagese!». Quindi, era corso ad abbracciare la madre e il padre in platea. 

«Perché sono volato dai miei genitori ad abbracciarli - esordisce Riccardo Fabbriconi -?. Perché da piccolino li facevo un po' dannare. Quando l'ho stretto a me, ho sentito mio padre (Giovanni, romano, ndr) esclamare: "Li mortacci tua!". È stato speciale vederli piangere». 

Com'è nata la canzone

Blanco e Mahmood primi classificati a Sanremo 2022 - Foto Ansa/Ettore Ferrari © www.giornaledibrescia.it
Blanco e Mahmood primi classificati a Sanremo 2022 - Foto Ansa/Ettore Ferrari © www.giornaledibrescia.it

Blanco ripercorre ancora l'origine del brano «Brividi»: «Mahmood ed io ci siamo conosciuti in studio da Michelangelo, il produttore. Era luglio. Lui ha acceso i microfoni e ci ha fatti cantare sul ritornello. Poi ciascuno ha passato le vacanze per i fatti propri. È stato un processo lungo, ma spontaneo. Ho capito che era da Sanremo quando l'ho fatto ascoltare a mio padre, in auto, un giorno. Potere dei genitori, non sbagliano mai».

Il testo di «Brividi»?. È completamente autobiografico - prosegue Blanco, che ha dedicato alla sua Giulia l'ultima esibizione -. Ma, in generale, parla di situazioni e stati d'animo che abbiamo vissuto tutti. Il potere di una canzone risiede nella grande possibilità di essere sinceri». Il brano, infine, è da considerarsi «volutamente al di fuori dei nostri progetti discografici da solisti, è una nostra canzone, con Michelangelo. Che ci ha lavorato di giorno e di notte. Specialmente di notte». 

La settimana a Sanremo

  • Blanco festeggia in hotel la vittoria a Sanremo
    Blanco festeggia in hotel la vittoria a Sanremo
  • Blanco festeggia in hotel la vittoria a Sanremo
    Blanco festeggia in hotel la vittoria a Sanremo
  • Blanco festeggia in hotel la vittoria a Sanremo
    Blanco festeggia in hotel la vittoria a Sanremo

Poi, il racconto dell'incredibile settimana sanremese. All'insegna di una sorta di BeatleMania in miniatura. L'Hotel de Paris dove i due hanno soggiornato è stato letteralmente preso d'assalto dai fan. «Volevo riposare prima dell'esibizione, ma i ragazzi erano riuniti a cantare sotto le mie finestre e non ho potuto fare altro che uscire a salutarli. La cosa bella è che la musica è universale. Ci lega tutti. In questi giorni ho percepito questo, anche osservando chi aspettava ore e ore fuori dal nostro albergo, cantando».



«Mi sento ancora nell'iperspazio - commenta Mahmood -. Nessuno di noi due ha ancora realizzato bene, ci servirà qualche ora ancora. Porteremo la canzone all'Eurovision e siamo sicuri di poter varcare i confini dell'Italia, ma non abbiamo ancora deciso la lingua in cui la canteremo». «In italiano», suggerisce Blanco al proposito. Anche per Mahmood il parere di un genitore è stato fondamentale: «Mia madre ha ascoltato "Brividi" e di solito è abbastanza critica. Stavolta mi ha suggerito subito di portarla a Sanremo».

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