Cultura

Biesse fa luce sulle strade della città ma scruta anche il firmamento

Da martedì 11 luglio con il GdB il XVII numero della rivista di storia bresciana edita dalla Fondazione Negri
Il Castello Bonoris di Montichiari © www.giornaledibrescia.it
Il Castello Bonoris di Montichiari © www.giornaledibrescia.it
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«Il numero 17 non porta jella». Mauro Negri e Marcello Zane sentono di dover iniziare così, in modo scherzoso, l’editoriale con il quale aprono la diciassettesima (appunto) uscita di «Biesse», rivista di storia bresciana divenuta ormai una felice consuetudine. L’editore, attraverso la Fondazione Negri da lui presieduta, e il direttore responsabile aggiungono, anzi, che si tratta di «un numero ancora più ricco di curiosità», che guarda anche... al firmamento. Il nuovo «Biesse» sarà in edicola da martedì 11, in abbinamento con il Giornale di Brescia, a 8 euro più il prezzo del quotidiano.

Le ottanta pagine dell’edizione luglio-agosto 2023 del periodico bimestrale hanno in copertina gli storici lampioni di piazzale Arnaldo, per illustrare il principale dei servizi proposti: la ricostruzione di «Due secoli di luci nelle strade». Una ricognizione, a firma Franco Ragni, che segue l’evoluzione di questo servizio alla cittadinanza, dalle lampade a olio a quelle tecnologicamente più avanzate, a partire dal «"Secolo dei Lumi" (sembra un gioco di parole)».

Il confronto fotografico

Prima, tuttavia, il lettore si trova davanti al confronto «Ieri e oggi» tra la fotografia del rattoppo agli edifici parzialmente demoliti attorno al 1930 fra corsetto sant’Agata, via Fratelli Porcellaga e via Dante e quella del volto assunto oggi, dopo la sistemazione anche residenziale e l’introduzione della fermata della metropolitana.

Gli altri richiami in copertina sono dedicati alla Specola Cidnea, al castello Bonoris di Montichiari e a «Il Re d’Italia a Brescia».

La Specola Cidnea © www.giornaledibrescia.it
La Specola Cidnea © www.giornaledibrescia.it

La struttura astronomica cittadina «vanta un bel record», scrive lo stesso Mauro Negri: «È il primo osservatorio pubblico in Italia, fondato nel 1953 (compie dunque 70 anni, ndr) per lo studio diurno e notturno del firmamento». Era dal 1910 che a Brescia se ne chiedeva l’installazione e nel 1926 sui tetti di un palazzo era stato predisposto un primo telescopio. L’effettiva realizzazione si deve «alla tenacia e all’intelligenza di Angelo Ferretti Torricelli», assecondato dal sindaco Bruno Boni».

Costruito nell’arco di un decennio, tra il 1890 e il 1900, il Bonoris «è a tutti gli effetti - sottolinea Antonio Rapaggi - un curioso esempio di revival neo-medievale, una bizzarria architettonica che ancora oggi suscita stupore e interesse».

Zane compie un excursus lungo le visite di Re Vittorio Emanuele III per evidenziare, peraltro, come i Savoia preferissero la provincia (Villa Carcina, Montichiari, Darfo, Anfo) alla città.

Un focus particolare viene poi dedicato da Fabrizio Rossi a Giuseppe Morandi, mantovano di origine e bresciano di adozione, ribattezzato «Uricina» alla Om dopo un infortunio sul lavoro. Del meccanico diventato (anche) pilota si parla in quanto «Il primo della Mille Miglia», con riferimento alla vittoria nell’edizione inaugurale nel 1927.

Non mancano i consueti sguardi sulle aziende bresciane, dalla Franchi Armi alla Togni.

Curiosità sono il «Garibaldi senza cavallo», ovvero il monumento a Iseo, e il passaggio «Dalla nobiltà alla Banca», vale a dire la storia del Palazzo Martinengo Villagana nell’attuale corso Martiri della Libertà, costruito fra il 1735 ed il 1756, ceduto alla Banca San Paolo nel 1907, sistemato nel 1925, bombardato nel 1945 e restaurato l’anno seguente.

Di Villa Fenaroli a Rezzato si parla «Come scenografia del vivere» e c’è anche una puntatina nella provincia (ormai) gemella, con «Il Museo affacciato sul lago»: l’Accademia Tadini di Lovere.

Insomma... fortunati quei lettori che non si lasceranno scappare il 17.

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