Cultura

Bambole di pezza, ciàncol, piumì, tirasàs: così giocavano i bambini di una volta

Serena Filippini
Al Museo Giacomo Bergomi di Montichiari una mostra visitabile fino a dicembre con 175 oggetti dalla collezione «Curiosità e documenti per risvegliare emozioni»
A Montichiari c'è "Il paese dei balocchi"
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«Una bambola, un orsacchiotto, un trenino: tutti abbiamo quel giocattolo che ci catapulta immediatamente nella nostra infanzia». Così è iniziata la riflessione delle curatrici Michela Capra e Maria Pesci, quando hanno avviato la ricerca che ha portato alla realizzazione della mostra «Il paese dei balocchi», allestita al Museo Giacomo Bergomi di Montichiari e visitabile fino a dicembre.

Galeotto fu il tirocinio e il museo che lo ospitò: la mostra, infatti, nasce dal tirocinio effettuato al Museo etnografico da Maria Pesci, laureanda in Antropologia culturale ed etnologia con una tesi sul gioco infantile nella Pianura Bresciana nel Novecento. Tra i numerosi oggetti dalla straordinaria ricchezza simbolica e storica presenti nella Collezione Bergomi, sono stati estratti dai depositi 175 giocattoli che raccontano un’epoca lontana, quella che va dagli anni Venti agli anni Sessanta del Novecento, che, come sostengono le curatrici, «aiutano e stimolano il ricordo e permettono di rispecchiarsi in essi, richiamando alla memoria un periodo della vita, breve ma ben impresso nei ricordi di tutti, con emozioni, sensazioni e persone che ne hanno fatto parte».

Il confronto

È curioso trovarsi di fronte ad un puzzle di Peppa Pig posto vicino a cubi di legno logori, a un pentolino di rame malmesso accanto ad una piccola cucina di plastica dai colori vivaci, e ancora alle famose Lego tra mattoncini consumati, passati di mano in mano per chissà quante generazioni: un’esperienza di confronto tra mondi ed età differenti, consigliabile a qualsiasi nonno abbia il desiderio di tornare indietro nel tempo e di portare con sé, in questo viaggio a ritroso, i propri nipoti.

Non solo oggetti, ma anche fotografie d’epoca, provenienti dagli archivi Diego Vistali di Brescia, Germano Melotti di Monno e Grafo Edizioni di San Zeno Naviglio, sottolineano che «il gioco può nascere da spunti quotidiani non per forza indotti dalla società consumistica, ma persino dalla noia, dal tempo libero e da ciò che la natura dava», come ribadisce la conservatrice del museo e curatrice della mostra Michela Capra.

Le ricorrenze

Un po’ per divertimento e un po’ per forza, il gioco auto-costruito, al quale è dedicata una sezione della mostra, rappresentava la normalità: chi tra i bambini di un tempo non ha mai giocato con una bambola di pezza, con il «ciàncol» (la lippa), il «piumì» (il volano), lo «sciupitì» (il fucile ad aria compressa) o con il «tirasàs» (la fionda)?

Il gioco, in alcune occasioni dell’anno, aveva anche una funzione rituale, come raccontano gli oggetti e le immagini dedicati alle questue d’inverno, al Gabinàt dell’Alta Valcamonica al Lüminèi Lüminèi di Sermerio di Tremosine, alla notte di Santa Lucia, al Carnevale o alla pulizia della catene dalla fuliggine invernale del Venerdì Santo.

Carta, penna e calamaio: in mostra anche l’attrezzatura scolastica
Carta, penna e calamaio: in mostra anche l’attrezzatura scolastica

La scuola

In una mostra sul gioco e sui ricordi d’infanzia non può mancare nemmeno una sezione dedicata alla scuola, odio e amore di tutti i bambini, di ieri e di oggi. Vecchi astucci, zaini, penne e calamai campeggiano su banchi di legno, tra i quali uno in larice donato da una cittadina di Montichiari, accanto alle «ciche» (le biglie) in terracotta o vetro, con le quali si giocava durante la tanto attesa ricreazione.

Ma l’elemento più interessante è la reazione dei bambini di oggi e di quelli di ieri, tanto che le curatrici stanno raccogliendo le impressioni dei visitatori: «Per i bambini di oggi – spiegano – è l’occasione di rendersi conto che di fianco alla tecnologia può trovare spazio anche la manualità, cosa che viene fatta sperimentare anche nei laboratori didattici proposti dal museo, dove i bambini si meravigliano con molto poco. I bambini di ieri, invece, entrano fin da subito in sintonia con gli oggetti esposti, che diventano parte attiva della comunità in uno scambio reciproco».

Orari

La mostra è visitabile ad ingresso libero fino al 29 dicembre (venerdì e sabato 10-13 e 14-18, dom.enica 14.30-19); chiusa la domenica di Pasqua.

In giugno, luglio e settembre aperta il venerdì 10-13 e 14-18; chiusa ad agosto. Info: 030 9650455, info@montichiarimusei.it o sul sito.  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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