«Autoritratti in viaggio», il racconto delle radici è un successo

Chi ci è andato, ci vuole ritornare. Così, «Autoritratti in viaggio», lo spettacolo nato da un’idea di Francesca Bertoglio e Fausto Cabra (dai racconti orali di Paolo Dalla Sega), col supporto del Ctb, oltre alla replica di stasera (accesso alle 20 e alle 22), avrà una replica straordinaria domani, domenica, a partire dalle 16 (biglietto 3 euro).

Sette stanze, sette attori, monologhi di 15 minuti, da ascoltare nell’ordine che si preferisce. Tema di fondo: noi bresciani. Ma cosa fa, di questo spettacolo, non uno dei tanti, troppi «eventi» che animano la città, bensì uno di quei momenti che resteranno incisi nella memoria collettiva? Proviamo a dire. La trasformazione del Palazzo, ora Brend (via Moretto 78) da Tribunale a luogo di teatro, è già un segno forte: l’aria pesante delle aule di giustizia è diventata aria da respirare, parola recitata.

C’è terra, ed erba, sui pavimenti dei saloni affrescati in via di restauro. Gli attori ci affondano i piedi nudi, ci si sporcano le mani. Teatro è anche il coraggio di sentire forte, attraverso il corpo e la mente e le emozioni, la vibrazione di vite passate, o inventate, più vere del reale. I magnifici sette, quasi tutti giovani, gridano, cantano, sudano, faticano, piangono. Si mettono in gioco con una passione che conquista. Si sono appropriati delle storie dei loro e nostri «padri», e le raccontano. Parlano di persone umili o famose, unite dalla bresciana religione del lavoro, dalla moralità dell’impegno, dal fare buono.

Se prendiamo le storie (non tutti i testi sono dello stesso livello, ma tutti contengono qualcosa di buono) e proviamo a comporle in un mosaico, ci si presenta il quadro di un’appartenenza. Radici fonde, foglie al vento. In «Autoritratti in viaggio» sono gli attori a farsi carico del grido di una generazione che ama la sua storia e le persone che l’hanno costruita, compresa la storia del nostro teatro, e che vuole andare avanti per quella strada. Giovani avidi di passato, che fanno del loro narrare il manifesto di una poetica. Come molti loro coetanei, sono innamorati del lavoro, ma spesso non riescono a lavorare. Eppure il loro entusiasmo a Brend con parole mute ci dice: «Ci siamo». Il passato è fresco nei loro racconti, non è operazione nostalgia, ma energia di futuro. Ci dicono la voglia del teatro di tornare a levare la propria voce nella città, davanti a un pubblico che, come anticamente, ha ancora voglia di ascoltare. 

Dentro Brend questa energia è esplosa, e ha conquistato tutti. La prima sera si sono presentate 150 persone, con il passaparola ne arriveranno altre. Se «Autoritratti in viaggio» significa qualcosa, forse è questo: a dispetto di ogni crisi, abbiamo l’energia per farcela, se siamo ancora capaci di sognare..